Folla di fedeli nella Chiesa giubiliare della Missione Speranza e Carità nel ricordo di Fratel Biagio. Lorefice: "Custodiamo la sua testimonianza che da sempre ha fatto profumo di santità"

Affollata di fedeli la Chiesa “Casa di preghiera per tutti i popoli” nel ricordo del secondo anniversario della morte di Fratel Biagio Conte. la celebrazione eucaristica è stata officiata da Monrsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo che ha conosciuto ed ha avuto sempre un profondo legame con il missionario palermitano. Ecco alcuni passaggi dell'omelia: "La sua voce continuerà a risuonare, nessuno la potrà soffocare, tantomeno edulcorare o strumentalizzare. Voce che vuole continuare a parlare alla Città, alla Chiesa, alla Missione di speranza e carità. Voce che deve continuare la sua corsa.Arrivare al cuore. Scuotere. Vagliare, provocare, scuotere, indirizzare. La sua voce, il suo grido, ci hanno aiutato a vedere ciò che non sappiamo o non vogliamo vedere. E devono continuare a farlo!Lo sguardo e la voce di Biagio riflettevano lo sguardo e la voce di Dio. A me Vescovo di questa Chiesa che Biagio ha amato con tutto sé stesso, a me che ho avuto consuetudine dii ncontro e di dialogo con lui come pastore, fratello e amico, il compito di dire oggi con franchezza, in questa ricorrenza che se ‘laicizziamo’ Biagio, se lo costringiamo cinicamente entro visioni ed etichette di parte, perdiamo la comprensioneprofonda del suo volto, delle sue parole, dei suoi gesti e della sua opera.  E non ce lo possiamo permettere. Non lo dobbiamo permettere a nessuno. Nonpossiamo vanificare il dono fatto alla nostra Città e alla nostra Chiesa. Al mondo e alla Chiesa interi. Biagio è un uomo cristificato".Poi continua: "È la fede che ha guidato Fratel Biagio. La speranza gli ha dato sguardo profondo,lungimirante e audace. La carità lo ha infiammato d’amore creativo e concreto verso i piccoli,i poveri, i diseredati, gli oppressi, i respinti. La Missione voluta e realizzata da Biagio – con lesue diverse opere –, ha una chiara impronta teologale ed ecclesiale, già nella denominazione che ha scelto: Missione di speranza e carità". L'Arcivescovo conclude: Tutto quello che ha fatto lo ha fatto così. Con umiltà, senza assolutizzare se stesso e leopere da lui realizzate. Conservando una grande libertà da ogni condizionamento interiore edesteriore. Rimanendo sempre umile discepolo del suo Signore. Figlio della Chiesa segno del Regno di Dio nel mondo. Un semplice strumento. “Piccolo” era l’unico titolo onorifico che siattribuiva. Consapevole fino all’ultimo che i segni posti – tali sono le opere, solo segni –devono rimanere tali, rimando del Regno, giammai assolutizzati o, peggio ancora, assoggettati ad altri ‘regni umani’ o manipolati da altre logiche.Custodiamo – Carissime, Carissimi – la memoria di Biagio, il suo messaggio e la sua eredità. Custodiamo la sua testimonianza che da sempre ha fatto profumo di santità, «profumosoave per il Signore".

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