Rivendichiamo le accise del petrolio e creiamo una maggiore premialità per chi produce sviluppo e denaro fresco
Chi scrive ha riflettuto a lungo - mentre componeva questo articolo a sostegno dello Statuto Siciliano e di tutti gli isolani - non sui contenuti, bensì sulla forma, amareggiata dagli ultimi accadimenti, frutto di una lunga politica, che da anni mortifica la Sicilia.
Che sino ad oggi più persone siano state indotte persino al suicidio perché non riuscivano a pagare le tasse, è indicibile e inaccettabile, oltre che inquietante. Ancor più inquietanti il silenzio e l’indifferenza creatisi nei riguardi della situazione con la quale i siciliani, e non solo loro, sono costretti a fare i conti ogni giorno.
A chi attribuire tale indifferenza? Sicuramente non è indispensabile andare a caccia di colpevoli. Ma ciò non toglie che si debba porre rimedio ad una situazione sempre più negativa, in cui versano tantissimi imprenditori.
Che ci siano personaggi elitari negli scranni politici, e sommi filosofi ed esperti della costituzione, attorno ai medesimi, ci fa molto piacere; che il Governo centrale si senta ben distante dai nostri problemi, e non responsabile, possiamo tollerarlo, ma che tutti questi non riescano a risolvere e a “suggerire”, da “esperti”, delle soluzioni per le cause di tutto ciò, è davvero deprimente e deplorevole.
Ed è altrettanto deplorevole ed inaccettabile che nessun sindacato e/o associazione di categoria, in assenza di politici sensibili, riesca a sentire l’esigenza di avviare un tavolo tecnico, serio, attorno al quale prendere decisioni importanti e cogenti, al fine di evitare episodi come quello accaduto a Lipari e in altre parti dell’Italia, nonché porre fine a situazioni inaccettabili di condizione sociale, in un’epoca in cui gli aiuti europei avrebbero dovuto “migliorare la qualità della vita”.
Il Presidente Crocetta, dopo avere dato assetto alla sua giunta e ad altri problemi di carattere burocratico, insista a far valere lo statuto siciliano, almeno in quella parte in cui ingenti risorse finanziarie devono essere restituiti alla Sicilia, in applicazione dell’art. 37 dello Statuto Siciliano. Imprenditori onesti, in difficoltà, che producono posti di lavoro, e alcune delle famiglie meno abbienti, troverebbero sicuro giovamento.
Che sia l’era giusta per “attivare” lo Statuto e tutti i vantaggi che ne trarremmo? Si parta pure dal problema della destinazione in Sicilia delle accise, ma anche dallo stabilire una maggiore premialità a chi fa impresa, a chi esercita l’attività di imprenditore, a chi crea valore aggiunto, denaro fresco per la realtà economica e per lo stesso fisco.
Tutto ciò, almeno per chi crede in certi valori. Chi non ci crede, chi si vende, chi baratta, sia messo fuori gioco.
Alba Colajanni
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