Un foglio di tribunale per un presunto voto di scambio nelle Amministrative del 2012 ad Alcamo e il sindaco, Sebastiano Bonventre, trantuliò. Movimento sussultorio fu, sebbene il sindaco non sia indagato. Nell'indagine si parla del sistema per ottenere consenso in suo favore. "Tradizioni sono", si sente dire. "Beneficenza fu", dicono. È l'ennesima conferma, questa, di quanto un sistema clientelare forte e radicato cerchi zone grigie in cui poter crescere come metastasi in un corpo già devastato come quello della provincia di Trapani.
La strategia è sempre la stessa: il coinvolgimento, in campagna elettorale, di soggetti dediti all'alterazione delle comuni regole di civiltà attraverso la compravendita di voti o la promessa di assunzioni.
Ma, guardando con più attenzione a quello che ci racconta l'indagine, diventa più chiaro il problema che all'epoca sollevò il collegio di garanzia del PD motivando con la scelta di "un criterio di opportunità" l'esclusione di Nino Papania dalla competizione nazionale e da elezione certa.
L’indagine della procura di Trapani è ormai formalmente chiusa e Papania è considerato parte lesa.
Ma, non ce ne voglia l'ex senatore, riteniamo che siano la politica quella pulita e un intero territorio le parti lese in questa vicenda.
Un passo indietro da parte di chi ha partecipato a quella competizione elettorale godendo, anche inconsapevolmente, di un sistema malato e da parte di chi ha sostenuto quelle liste e quei candidati sarebbe un atto di giustizia nei confronti di una città che ha bisogno di riscatto.
Perché se da un lato si combatte una guerra intestina destinata a rendere i progetti politici luoghi per l'affermazione di "aree" e "poteri", dall'altro c'è chi questa terra la vuole cambiare davvero.
Fatevi da parte.
Abbiamo bisogno di aria pulita.
Trapani Cambia
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