Al via il secondo step per il progetto legato alla creazione del Registro Identitario della Pesca del Mediterraneo e dei Borghi Marinari. Nasce infatti un Protocollo di Intesa con il Centro di studi filologici e linguistici siciliani, presentato ieri a Mazara nell’ambito di Blue Sea Land. L’obiettivo è quello di creare un tavolo comune di programmazione delle attività inerenti al progetto attraverso la condivisione di informazioni, database e strumenti operativi e, al contempo, attivare azioni congiunte. Presenti alla firma del protocollo l’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Mediterranea Antonello Cracolici, il dirigente generale del Dipartimento regionale pesca Dario Cartabellotta e Giovanni Ruffino, Professore Emerito dell’Università di Palermo e Presidente del Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Il Registro Identitario della Pesca del Mediterraneo e dei Borghi Marinari è stato istituito con DDG n. 375/Pesca del 14/06/2016. Lo scopo è quello di identificare, documentare e classificare i saperi e le conoscenze del patrimonio culturale della gente di mare per una loro adeguata salvaguardia dal rischio di estinzione finalizzato ad una corretta valorizzazione e promozione e messa a reddito della filiera ittica di matrice Mediterranea mediante storytelling, per raccontare i luoghi, le culture, il linguaggio ed i metodi di pesca e di conservazione, adoperati dai pescatori da millenni nel bacino Mediterraneo. “ L’attrattività non è data soltanto dalla bellezza ma dalla narrazione che si costruisce per metterla a fuoco – afferma l’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Mediterranea Antonello Cracolici. Dobbiamo recuperare l’orgoglio della narrazione della nostra storia. Ci sono culture e tradizioni che non possono essere cancellate dalla miopia della modernità: la modernità senza memoria non ha senso. Questo registro è la fotografia è una civiltà. La Sicilia è una terra del mare: la più grande marineria d’Italia, 120 luoghi di sbarco, 64 tonnare, innumerevoli borghi marinari, 1500 km di costa eppure più dell’80% del pesce che consumiamo non è pescato in Sicilia. Oltre a costruire un indotto economico sulla nostra cultura del mare, il Registro Identitario della pesca del Mediterraneo può servire anche a promuovere un grande racconto ai siciliani per riaccendere il legame con la nostra storia.” Per Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento Pesca “il protocollo punta a preservare il valore storico e culturale dell’indotto della pasca in Sicilia. Un tesoro da custodire e proteggere per valorizzare l'attività del pescatore, ora che finalmente l'Unione Europea ha messo fine alla triste storia della rottamazione delle barche e dei pescatori. Per la prima volta la regolamentazione comunitaria parla di ‘pedagogia del mare’ e gli unici che la possono insegnare sono solo ed esclusivamente i pescatori perché depositari di un sapere unico.”
“Dalla collaborazione con Università, Fondazioni, Istituzioni scientifiche e Associazioni ambientaliste abbiamo l’ambizione di costruire un marchio che da un valore culturale porti ad un valore economico scommettendo sul legame della Sicilia con il mare, che ha alle spalle 3mila anni di storia - conclude Domenico Targia coordinatore dei lavori per la redazione del Registro e responsabile dell’UOB 1 S 2 Pesca artigianale. Questo documento vuole fornire uno strumento di conoscenza e di salvaguardia della nostra identità marina nella grande ottica europea.”
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