Edilizia: Fillea Cgil, “Cresce il lavoro nero e il ricorso a contratti diversi da quello dell’edilizia a discapito della sicurezza e dei diritti dei lavoratori”

Nell’edilizia siciliana cresce il lavoro nero e quando le imprese regolarizzano gli operai lo fanno sempre meno con il contratto di categoria. Lo denuncia la Fillea Cgil Sicilia che ha incrociato i dati delle casse edili e quelli del Cresme per confermare questa tesi. Se le ore lavorate sono infatti diminuite del 4% in numero e in valore, il Pil del settore è invece aumentato dell’1,7%. “Il lavoro cioè cresce- dice Franco Tarantino, segretario della Fillea Sicilia- ma non quello ‘ufficiale’, con un sommerso che stimiamo superiore al 40%, mentre al 20% dei lavoratori viene applicato un contratto diverso da quello edile, ritenuto più oneroso”. Questo significa in primo luogo - rileva Tarantino- “minore sicurezza ( le morti nei cantieri secondo i dati Inail, nel 2016 sono aumentate in Sicilia del 5%) . In questo modo infatti le imprese, per risparmiare, aggirano l’obbligo contrattuale di 16 ore di formazione per la sicurezza all’avvio di ogni cantiere. Insomma gli edili quando non lavorano in nero – sottolinea il segretario della Fillea- in molti casi prendono meno soldi e sono meno tutelati”. La Fillea sollecita “i controlli degli enti preposti. Regione e Inps – specifica Tarantino- devono adoperarsi per rimpinguare gli organici relativi a questi compiti. Invece finora la Regione ha glissato sull’argomento, mentre l’Inps non assume da 10 anni”. La Fillea rileva che nel 2016 sul totale degli edili i lavoratori regolari sono 56.000 ( dato Casse edili), mentre sono 23 mila secondo le stime quelli in nero (il 42%) e 11 mila (il 20%) quelli in regola ma con un contratto diverso da quello dell’edilizia.

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