Commemorazione Mondo, sfuggito all'attentato Cassarà e ucciso nel 1988. La figlia Dorotea: "Per noi il migliore"


di Ambra Drago
"Mio padre era il migliore. Purtroppo non posso aggiungere altro ma per noi è questo, anche se io avevo all'epoca dei fatti otto anni- sottolinea Dorotea Mondo- e mia sorella aveva appena due anni e mezzo. Per quello che ho vissuto ed i miei ricordi, unito a tutto quello che in tutti questi anni mi hanno detto le varie persone che ho incontrato, posso dire davvero che nessuno mi ha parlato mai male di lui. Tutti ne parlano benissimo ed è anche dai racconti delle persone che per me continua a vivere mio padre e continuo a conoscerlo".
A distanza di 32 anni dalla sua uccisione da parte di Cosa nostra davanti il negozio della moglie, Rosalia Falanga nel quartiere  dell'Arenella, la memoria vive e deve avere un valore in più, ovvero quello di lanciare un messaggio alle nuove generazioni a che quel 14 gennaio del 1988 aveva pochi anni se non addirittura non era neanche nato.
"E' un impegno da portare avanti. Anche i nostri figli sanno chi era il nonno - continua Dorotea Mondo- e lo vivono come il loro "supereroe" preferito e non ci siamo tirati mai indietro, abbiamo raccontato tutto, come è morto e perchè è stato ucciso. Ovviamente hanno una stima altissima verso la Polizia di Stato e gli stiamo insegnando piano piano a crescere nella legalità rispettando gli stessi valori che a noi ha insegnato nostro padre".
In queste parole c'è il racconto ma soprattutto l'amore della famiglia Mondo presente insieme al questore di Palermo, Renato Cortese,  all'interno dell'atrio della Caserma Boris Giuliano- la Squadra Mobile di Palermo per ricordare, l'uomo, il marito, il papà e il servitore dello Stato. 


Mondo si arruolò in Polizia nel 1972 prestando servizio a Roma, Siracusa e Trapani. Trasferito successivamente alla Questura di Palermo, lavorò all'interno della Squadra Mobile, dove si occupò prevalentemente di indagini sulle cosche mafiose, lavorando al fianco di uomini del calibro del vicequestore e Capo della mobile, Ninni Cassarà, ucciso da Cosa nostra il 6 agosto 1985. Attentato al quale riuscì a sfuggire Natale Mondo che cercò di proteggere fino all'ultimo il suo dirigente. Purtroppo quella era un'epoca dove Cosa nostra si distingueva per essere un'organizzazione sanguinaria e che evidentemente non dimenticava in fretta e così  Mondò pagò tre anni dopo il prezzo con la sua stessa vita.
 Un impegno speso per l'affermazione della giustizia che gli è stato riconosciuto con la qualifica di Assistente Capo ed è stato anche insignito della “Medaglia d’oro al valor civile alla memoria”.
Inoltre lo scorso mese di aprile, in occasione dei festeggiamenti del 50esimo anniversario della costituzione dell'Anps ( Associazione nazionale Polizia di Stato di Palermo) gli sono stati intitolati i locali proprio della sezione, che si trovano all'interno della Caserma Lungaro.

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