Bolognetta, mafia e infiltrazioni nella P. A.: due arresti

 La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha emesso un fermo d’indiziato di delitto nei confronti di due persone, ritenute al vertice della famiglia mafiosa di Bolognetta, appartenente al mandamento di Misilmeri.Il provvedimento è scattato per Carlo Salvatore Sclafani e Mario Pecorato. Le indagini dei Carabinieri di Misilmeri, hanno consentito di focalizzare l’attenzione sui due imprenditori, che, nel periodo di reggenza di Stefano Polizzi all’indomani del suo arresto (avvenuto il 04.12.2018 nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0), si sarebbero messi a completa disposizione del capofamiglia e del sodalizio, assumendo un ruolo mafioso centrale nella cittadina di Bolognetta. I due indagati avrebbero tratti vantaggio dei rapporti instaurati nel tempo con il vertice del mandamento di Misilmeri/Belmonte Mezzagno, Salvatore Sciarabba (anch’egli tratto in arresto il 04.12.2018 nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0), riuscendo ad imporre con metodo mafioso un rigido monopolio sul territorio nel settore delle agenzie funebri e dell’edilizia.

Sempre secondo l’impostazione investigativa, è emersa peraltro, in funzione delle società riconducibili agli indagati, l’infiltrazione della amministrazione comunale, che, condizionata nel suo operato, ha affidato loro commesse pubbliche senza seguire i previsti iter amministrativi in violazione del principio di trasparenza ed imparzialità. 

Mario Pecoraro
Nella gestione monopolistica sul territorio delle attività di onoranze funebri, Sclafani e Pecoraro avrebbero anche un altro imprenditore concorrente, il quale veniva intimidito al fine di limitare l’operatività della propria impresa per non danneggiare quella della società legata agli indagati.Inoltre i due arrestati si sarebbero attivati unitamente ad altri concorrenti, per redigere documentazione falsa da produrre alla Corte di Appello di Palermo al fine di ottenere la revoca della dichiarazione di fallimento della società I.C. Servizi S.r.l.. 
Carlo Salvatore Sclafani
Successivamente, si sarebbero occupati di ripulire il corrispettivo di tale falsificazione reimpiegando il denaro nelle proprie attività imprenditoriali.

 Sequestrate le aziende, conti correnti e il patrimonio immobiliare delle società per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.

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