Afghanistan dimenticato

di Giuseppe La Manna
Si sono spenti i riflettori sull’Afghanistan. Sembra già dimenticato dall’Occidente. Nei notiziari televisivi non se ne parla più. Non c'è più una riga sui giornali. Il Covid ha preso il sopravvento. Esattamente come aveva previsto il presidente americano Joe Biden, irremovibile e deciso nella disastrosa ritirata militare. Una situazione favorevole per la Cina di Xi Jinping, che sembra non volersi limitare alla cooperazione economica con i talebani, includendo l'Afghanistan nella Nuova via della seta. Ma qual’è la situazione ad oggi? Subito dopo la presa di Kabul, Il 17 agosto, i talebani facevano dichiarazioni rassicuranti, ma come si poteva intuire, si trattava di una farsa. Alcune giornaliste hanno iniziato a denunciare sui social di non poter più entrare nelle loro redazioni, donne che sono costrette a rimanere a casa, perché, come è stato detto, hanno il diritto di uscire ma non si può garantire la sicurezza assoluta.
I talebani avevano promesso un governo più “morbido” rispetto al loro primo periodo al potere dal 1996 al 2001, quando le libertà delle donne in Afghanistan erano state drasticamente ridotte. Ma ogni giorno porta una nuova restrizione e le donne non ci stanno e sempre più numerose decidono di scendere in strada per difendere i diritti conquistati negli ultimi vent'anni. Diritti che vengono negati. Chi può, lascia il paese. Ogni giorno 5.000 afghani attraversano il confine con l’Iran, per unirsi agli oltre 300 milioni già fuggiti da fine Agosto. Ma Teheran, che ospita già 4 milioni di afghani, soffre di una crisi economica senza fine, e così prova a respingere chi pensa di restare nel paese. Oltre ai diritti negati c’è il problema della povertà. Secondo l’Onu, entro sei mesi il 97% degli afghani sprofonderà sotto la soglia di povertà: il dato più alto al mondo. In un paese dove la più grave siccità degli ultimi 35 anni ha distrutto il 40% dei raccolti, i prezzi alimentari sono alle stelle e almeno metà della popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare. Il paese è allo sbando. Il settore bancario è totalmente paralizzato, terreno fertile per il terrorismo. Se Washington ha veramente a cuore i diritti umani, non può lasciare morire di fame gli afghani. Questo il messaggio della lettera inviata dal ministro degli esteri talebano al Congresso USA per chiedere di scongelare gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale destinati all’Afghanistan (450 milioni di dollari) e le riserve della banca centrale afghana (9 miliardi). Finora la Casa Bianca ha detto no. Intanto il rigido inverno afghano si avvicina e la crisi umanitaria si aggrava sempre di più.

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