Ente Provincia, il prof. Pierluigi Matta: "E' urgente il ripristino, ripensando assetto e organizzazione "

Docente di Diritto Amministrativo Unipa
Vicepresidente Libera Università
della Politica
La motivazione della soppressione dell'ente intermedio attraverso la legge n. 56 del 2014 , che si ricava dalle dichiarazione degli esponenti del Governo dell’epoca si può sintetizzare nella necessità irrinunciabile di ridurre i costi della politica. Pertanto non era necessario fare un'attenta verifica dei costi-benefici, così come non era importante simulare un ipotesi di scenario credibile del nuovo assetto istituzionale delle autonomie locali. Con la conseguenza che la riforma delle province attuata con la " Legge Delrio" attraverso norme pensate come transitorie, in vista di una abolizione mai avvenuta, perchè bocciata con il referendum del 2016, ha creato notevoli problemi nel riallocare le competenze che prima spettavano alle stesse province. Oltretutto ciascuna regione ha intrapreso una propria strada nello spacchettare le funzioni delle vecchie province tra comuni, regione ed enti intermedi.

L'Assemblea Regionale Siciliana, con l'approvazione della successiva l.r.n.17 del 12/08/1989, all'art.1, costituisce quindi “Le province regionali di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa e Trapani, risultanti dall'aggregazione in liberi Consorzi dei comuni residenti nell'ambito territoriale delle disciolte province, già gestite dalle amministrazioni straordinarie provinciali, e coni medesimi capoluoghi”.

Con la l.r.n.48 del 11/12/91 vengono introdotte nell'ordinamento regionale alcune discipline contenute nella l. n. 142 del 1990 ,in materia di statuti, regolamenti, servizi pubblici, forme associative ecc.
Il legislatore regionale estende alle Province Regionali tali istituti facendo salve le disposizioni già contenute nella l.r. n.9/86.Lo Statuto siciliano, prevede che la competenza legislativa primaria si esercita nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato. Non si è mai dubitato quindi che la competenza primaria della Regione siciliana dovesse osservare i principi della Costituzione, così come anche i principi fondamentali delle leggi di riforma economico-sociale.

Con la legge regionale 24 marzo 2014, n. 8 Istituzione dei liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane e con la successiva legge regionale 4 agosto 2015, n. 15. Disposizioni in materia di liberi Consorzi comunali e Città metropolitane , sono state abolite le province siciliane sostituendole con liberi consorzi di comuni e città metropolitane, enti rappresentativi cosiddetti di secondo grado i cui vertici avrebbero dovuto essere eletti non dai cittadini ma dagli amministratori dei comuni che li compongono.

Oggi i liberi consorzi sono amministrati da commissari regionali, con fondi certamente insufficienti per fare fronte alla manutenzione ordinaria di scuole e strade e per l’erogazione dei servizi fondamentali .

Quindi si può affermare senza tema di smentita che questa riforma ha prodotto certamente inefficienze e ritardi nella macchina amministrativa del nuovo ente.

Le responsabilità di questa impasse derivano dai gravi difetti di progettazione sia della riforma regionale che di quella statale , ma anche da un certo disimpegno finanziario dello Stato.

Ad oggi possiamo notare un risveglio di attenzione sull’argomento sia a livello statale che regionale , al riguardo è stato depositato in Senato un disegno di legge per "ripristinare la sovranità popolare sancita dall'articolo 1 della Costituzione".

In Sicilia il Presidente della Regione ha dichiarato che uno dei primi atti del Governo dovrà essere quello di trovare una soluzione legislativa che permetta di reintrodurre le vecchie Province e con elezione diretta, infatti oggi mancano gli interlocutori per alcuni servizi di base ed è necessaria una presenza istituzionale sul territorio più efficace e più capillare.

In tale contesto di presa di coscienza di una situazione ormai giunta al capolinea, il Gruppo del Partito Democratico dell’ARS prendendo atto che in Sicilia la riforma Delrio non ha dato i risultati sperati e che la riforma è di fatto rimasta a metà bloccando , con le continue proroghe dei commissariamenti che si sono succedute, enti che di fatto dovrebbero gestire servizi essenziali come l’edilizia scolastica delle medie superiori e la costruzione e gestione delle strade provinciali , ha presentato un DDL per ripristinare l’elezione diretta, a suffragio universale, del presidente dei Liberi Consorzi, del sindaco metropolitano e dei componenti dei consigli dei Consorzi e delle Aree metropolitane.

Ma il problema non è solo il sistema elettorale per la formazione degli organi ma l’organizzazione e l’assetto amministrativo dell’ente provincia, non si può più procrastinare una decisione in merito ad un argomento cosi importante e basilare nell’assetto istituzionale dello Stato

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