Dalle relazioni di Grottaferrata del 78' ai giorni nostri. Ricordo nell'aula magna del Tribunale, di Chinnici, Borsellino e Giuliano: "Precursori di metodi di contrasto alla criminalità organizzata"

di Ambra Drago
"Per noi familiari in realtà è una "festa triste" ( è il compleanno di mio padre Rocco Chinnici avrebbe compiuto 98 anni) ma idealmente voglio pensare che con la cattura di Messina Denaro credo che si sia chiuso un cerchio. In quel
 convegno di Grottaferrata, organizzato nel 1978 dal Csm si analizzano aspetti che sembrano scritti adesso. Oggi ricordiamo oltre a mio padre, continua Giovanni Chinnici, e al giudice Borsellino  anche il vicequestore e capo della Mobile Boris Giuliano con i suoi concetti davvero innovativi che sono un patrimonio di tutti. Credo che oggi si debba cominciare a un contrasto alla mafia 2.0, occorre un impegno nel sociale, nelle future generazioni e anche da parte della classe politica". Abbiamo chiesto all'avvocato Chinnici qual è l'insegnamento che ha lasciato suo padre. "Guardi, un anno fa è venuto a Palermo il Procuratore Europeo e in quell'occasione dissi che il concetto di procura europea nasce anche all'ammezzato di questo Palazzo quando Rocco Chinnici crea il Pool Antimafia quindi una magistratura specializzata e senza limiti territoriali aveva visto lungo". E ad aprire il convegno dal tema " Iniziative Giudiziarie e lotta alla Criminalità mafiosa: dal 1978 al 2023. In memoria di Rocco Chinnici, Paolo Borsellino, Giorgio Boris Giuliano) la procuratrice Lia Sava che ha voluto ringraziare i procuratori, le Forze dell'ordine e in particolare l'Arma per il risultato conseguito con la cattura di Matteo Messina Denaro. Un risultato che ben si concilia con questo 19 gennaio ( giorno nel quale sono nati i giudici Chinnici e Borsellino)."Dobbiamo fare ancora tanta strada ha ribadito, la procuratrice, la mafia non è finita e c'è ancora molto da fare". Il momento di ricordo è stato realizzato dall' Associazione Nazionale Magistrati di Palermo, presente  il presidente Clelia Maltese : "I lavori del convegno di Grottaferrata dal quale abbiamo preso spunto, rileggendo quegli atti e le relazioni di Rocco Chinnici ma anche di Boris Giuliano penso siano stati decisivi.  Erano riusciti a guardare avanti in un momento in cui non era tutto scontato. Sono stati precursori e delle loro intuizioni che sono state tradotte in provvedimenti legislativi ancora oggi dobbiamo ringraziarli".
L'auspicio ha sottolineato alla platea l'avvocato Chinnici con la Fondazione, di cui é Presidente,  è realizzare una pubblicazione con quegli atti del 1978 con l'aggiunta degli interventi avvenuti oggu nell'aula Magna di Corte d'Appello del Tribunale di Palermo. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Maltese quanto può essere importante in chiave futura la realizzazione di ciò. "L' Anm che presiedo ha come scopo aprirci alla popolazione e anche ai giovani. Questo potrebbe essere un modo per coinvolgerli. Occorre avvicinarli, bisogna lavorare e investire su di loro e su un cambiamento culturale". Nel lungo pomeriggio coordinato da Roberto Greco giornalista e regista e Giuseppe De Gregorio componente direttivo Fondazione Progetto e Legalità sono stati diversi gli interventi. Tutti uniti da un unico filo conduttore ovvero riuscir a mettere in evidenza e a rendere onore all'acume di questi uomini che, ognuno nel proprio ambito, sin dal 1978 avevano colto che il fenomeno mafioso doveva essere analizzato complessivamente lanciando dei semi che avrebbero portato alla nascita dopo anni non solo del reato di associazione mafiosa ma anche della legge Rognoni-La Torre dell'importanza della collaborazione e cooperazione tra le Forze di Polizia antesignani di quella che nel 1991 sarebbe diventata la Dia.
E già Giorgio Boris Giuliano antesignano di un metodo investigativo, lui che aveva appreso e si era confrontato con l'Fbi, lui che con il metodo precursore del metodo "Follow the money " aveva individuato le valigette piene di soldi a Punta Raisi che provenivano dagli Stati Uniti e che dietro celavano un enorme commercio di stupefacenti con le famose raffinerie a Alcamo.
E ne ha tracciato i tratti salienti del metodo investigativo del Capo della Mobile ucciso il 21 luglio 1979 in via Di Blasi, il già questore di Palermo, Renato Cortese, oggi Dirigente Generale dell'ufficio centrale Ispettivo del Ministero dell'Interno. "La polizia e anche quando ricoprivo l'incarico di Questore di questa città ogni 21 luglio lo abbiamo voluto ricordare ricostruendo la figura umana e professionale di questo investigatore. Per noi poliziotti è un esempio di perseveranza, coraggio e sacrificio. Noi tra colleghi abbiamo sempre pensato a lui soprattutto nei momenti difficili. In questo convegno del 1978 di cui ho avuto il piacere di poter leggere alcune carte ( gentilmente messe a disposizione dalla famiglia Giuliano e dal collega Alessandro già anni fa) ha dimostrato di essere un precursore dei tempi. Lui all'epoca comprende di adottare tecniche investigative nuove ma soprattutto mette in evidenza quanto siano importante la cooperazione delle Forze di Polizia dei Paesi stranieri. Lui scrive che le indagini sugli autori materiali, sui mandanti e sui gruppi di mafia a cui appartengono vittime e sospetti vanno affidate alle sezioni investigative antimafia che dovrebbero avere fascicoli aggiornatissimi. E continua che occorre una squadra efficiente con uomini ben addestrati. Un apparato specializzato che affronti la mafia con tecniche moderne. E' la sola risposta che lo stato democratico può dare nel contrasto alla mafia. Un fenomeno organizzato doveva essere affrontato dalle Forze di polizia specializzate. Queste parole sono la modernità di un investigatore di razza. Anticipa le 26 sezione di criminalità organizzata presenti in tutte le Questure e delle Dda. Si parla della circolarità delle informazioni in un circuito selezionato che sarà prevista dalla legge istitutiva dalla Direzione Investigativa antimafia. Giuliano aveva creato una Squadra Mobile in quegli anni risultò la più moderna delle squadre Mobili italiane composta da poliziotti che hanno offerto un grande patrimonio di conoscenze ma che hanno pagato un tributo di sangue". E ancora: c
"E' agevole nel 2023 commentare queste parole sottolinea il Dirigente Generale della Polizia, ma nel 1978 in un'epoca dove non c'era una codificazione sulla mafia era fantascienza.
Nella relazione Giuliano offriva un duplice sguardo di un moderno investigatore, era attento al dettaglio, ma anche uno sguardo più ampio di contesto come la capacitá risalire al denaro proveniente dal traffico di stupefacenti. Raggiunse la stessa consapevolezza che poi Falcone ebbe anni dopo con il suo metodo "Follow the money" ovvero il rapporto tra la mafia che spara e quella che investe". Un 'abilità investigativa attribuita a Giorgio Boris Giuliano anche dal giudice Borsellino che scrive nel Maxiprocesso. "Se altri organismi statali avessero compreso l'impegno investigativo di Giuliano probabilmente le strutture organizzative della mafia non si sarebbero potenziate e molti efferati assassini, compreso quello di Giuliano non si sarebbe consumato". Giuliano sottolinea Il Dirigente Generale della Polizia di Stato era molto umano lui stava vicino agli ultimi e aveva compreso l'importanza della vicinanza alla gente che poi trova la sintesi nel motto della Polizia " Sub lege in libertas". " Già dalla fine degli anni 60' negli Usa si parlava di polizia di comunità, racconta il Dirigente Generale,  e i moduli operativi di quando in Italia parliamo di polizia di prossimità sottolinea il dott. Cortese maturano nel 2003 quando viene istituito il "poliziotto di quartiere" .Giuliano già da prima aveva intuito che per combattere la mafia bisognava contrastare la pervasività sul piano sociale. Voglio riprendere ancora una  sua frase 
: " Sarebbe preferibile penetrare nella mafia con uomini cuscinetto non impegnati direttamente nei fatti criminali per scoprire fatti delittuosi si legge ancora nella relazione". Il tema affrontato da Giuliano è quello catalogato come "agente provocatore" e solo negli anni 90' il legislatore prenderà una posizione su questa figura discussa in dottrina e giurisprudenza Con Boris Giuliano si è spento un acuto investigatore dotato di straordinaria lungimiranza- conclude il dott. Cortese, con lui si è spento davvero una luce per tutti noi perchè ciascuno sente il patrimonio di umanità e senso del dovere a cui tutti vorremmo assomigliare cercando ciascuno nel suo incarico, nel proprio personale sacrificio di diventare un poliziotto migliore. Con la morte di Giuliano la mafia avrebbe voluto mettere a tacere una voce scomoda, ma non ci sono riusciti anzi l'hanno reso immortale sia la sua memoria che le sue parole e  facendo si che non si spenga mai la speranza e noi questa strada la percorriamo accanto a lui con fierezza".
Subito dopo è intervenuto il Presidente di Corte d'Appello Matteo Frasca e dopo il Procuratore della Repubblica, Maurizio De Lucia che ha messo in evidenza il proficuo lavoro di questi grandi uomini sottolineando anche per la sua esperienza professionale l'importanza della Dda.
Ecco che il procuratore nella sua analisi ha richiamato quattro pilastri fondamentali. Ovvero il 1993 dove viene messo in atto un modello di cattura dei latitanti e soprattutto emergerà che la struttura di Cosa nostra non è invulnerabile. Poi l'importanza dell'aggressione ai patrimoni. C'è stata una fondamentale evoluzione dal 1978 alla realizzazione del codice antimafia e bisogna tenerne conto continua De Lucia. "Il terzo pilastro fondamentale e oggi l'applicazione del 41 bis, che sottolinea il procuratore De Lucia è a tutti gli effetti una misura di prevenzione. Infine il quarto pilastro è quello che accade tutti i giorni, quando celebriamo i processi. Quando sono arrivato a Palermo, abbiamo arrestato 80 persone in pochi mesi questo testimonia il sistematico controllo del territorio delle Forze dell'o
Ordine. Conclude dicendo che dobbiamo guardare a cosa è oggi Cosa nostra, una struttura resistente, che si adegua continuamente al territorio . Rimangono due i profili dell'associazione mafiosa che permangono e ci hanno sempre insegnato nell'approcciarci al fenomeno, il primo è la brama di potere e il secondo bisogna capire la ricchezza dell'organizzazione. Ecco questa non viene dalle estorsioni, lo dico da tempo. La ricchezza conclude il procuratore De Lucia arriva dal traffico di stupefacenti, fenomeno che non va sottovalutato".
A distanza è intervenuto anche il presidente del Tribunale, Antonio Balsamo: " Negli anni 80' queste persone hanno anticipato linee guida fondamentali. Il concetto di dimensione europea diventa impegno prioritario della comunità internazionale. Poi vorrei sottolineare quanto è importante l'umanità. L'ho vista molto nell'operazione portata avanti questa settimana. In questo momento mi trovo all'estero e i colleghi sono colpiti dal fatto che l'arresto di Messina Denaro è avvenuto in totale rispetto dello stato di diritto e con una piena applicazione dei diritti fondamentali.Ci ammirano. Devo anche raccontare ricordando il giudice Chinnici come questo insieme anche a Paolo Borsellino siano stati vicini ai giovani della mia generazione. Grazie a loro si è avuto un cambiamento collettivo che stiamo beneficiando in questi giorni e di cui dobbiamo andare orgogliosi". Al tavolo dei relatori presente alche il già procuratore della Repubblica, Leonardo Agueci che è anche Presidente Fondazione Progetto Legalità che ha anche voluto questo convegno. Il dott. Agueci ha voluto sottolineare l'importanza di momenti come questi e soprattutto le parole di questi grandi uomini anche lui ha riconosciuto il valore di tutte queste relazioni a distanza di anni. Inoltre ha voluto ringraziare il procuratore de Lucia e il procuratore aggiunto Paolo Guido per l'abnegazione nella ricerca del super latitante di Castelvetrano. Un lungo applauso ha sigillato questo momento, così come l'importanza di questo convegno. Presenti, il sindaco di Palermo, Lagalla, la prefetta Cucinotta, il comandante regionale dell'Arma Castello e quello provinciale De Liso, la signora Maria Ines Leotta vedova Giuliano insieme alla figlia Emanuela ed a uno dei nipoti. Presenti anche tanti magistrati, avvocati, adetti ai lavori e esponenti della Guardia di Finanza.

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