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Da sx la giornalista e regista Veronica Femminino con Cira Maniscalco |
Un viaggio nel dolore e nella sofferenza quello che racconta la
giornalista Veronica Femminino nel docufilm “Una mamma”, prodotto da SiciliaOnDemand, con il montaggio audio/video di Davide Vallone. Il documentario racconta tutta la storia di questa “mamma coraggio”, Cira Maniscalco, che da anni combatte in prima linea per rivendicare il diritto alle cure della sua bambina. In questo percorso, come è stato ribadito durante la presentazione che si è tenuta nella Sala Mattarella all' Assemblea Regionale Siciliana, c'è anche un contributo dell’assessore regionale della Salute, Giovanna Volo. Un lavoro che come racconta la regista e giornalista, vuole spingere alla riflessione su cosa si può e cosa si dovrebbe fare affinché ognuno possa curarsi nella propria terra. La storia di Cira Maniscalco si intreccia con altre testimonianze: sul fronte giuridico con quella dell'avvocato Salvatore Costa; sul fronte medico con il contributo del professore e neurochirurgo del Policlinico Universitario “Paolo Giaccone”, Giovanni Grasso; vi sono inoltre i contributi della giornalista Sonia Sabatino e dell’amica del cuore di Cira Maniscalco, Mariangela Fusaro.
Noi di Siciliaunonews abbiamo incontrato la regista che con il suo garbo e la sua professionalità ci ha raccontato come è nata l' idea di realizzare questo docufilm. “Io sono una appassionata di documentari giornalistici - esordisce Veronica Femminino - e ho scelto quindi senza dubbio questo genere del racconto per immagini per parlare di questa storia”. La regista ci racconta anche come è nato il rapporto con Cira Maniscalco e come si è evoluto via via diventando anche una bella amicizia. “Ho chiamato Cira, come hanno fatto diversi giornalisti, perché lei da tempo si era impegnata attraverso manifestazioni, sit-in per l’affermazione del diritto alla salute in Sicilia. La storia di Cira Maniscalco inizia infatti quasi dieci
anni fa e per diversi anni con la sua bimba, che è affetta da una malattia rara, ha iniziato a compiere dei così detti “viaggi della speranza” soprattutto a Firenze. Un giorno la contattai per farmi raccontare appunto questa situazione di disagio. E ho iniziato a seguire la sua storia. Ogni anno il 28 febbraio (Giornata mondiale delle Malattie Rare) lei organizza qualcosa. L’anno scorso fece ad esempio una manifestazione dal titolo “La salute è un diritto e non un rovescio” ma anche sono stati realizzati momenti di sport solidale come al Palaoreto ed io ho continuato sempre a seguirla.
Nel tempo mi sono accorta che lei non aveva solo da raccontare la sua storia o da rivendicare qualcosa per sé ma si occupava di tanti che vivevano le sue stesse difficoltà. Lei si era fatta conoscere attraverso i social diventando un punto di riferimento per tante mamme. Così ho pensato di raccontare la sua storia sin dall’inizio.
anni fa e per diversi anni con la sua bimba, che è affetta da una malattia rara, ha iniziato a compiere dei così detti “viaggi della speranza” soprattutto a Firenze. Un giorno la contattai per farmi raccontare appunto questa situazione di disagio. E ho iniziato a seguire la sua storia. Ogni anno il 28 febbraio (Giornata mondiale delle Malattie Rare) lei organizza qualcosa. L’anno scorso fece ad esempio una manifestazione dal titolo “La salute è un diritto e non un rovescio” ma anche sono stati realizzati momenti di sport solidale come al Palaoreto ed io ho continuato sempre a seguirla.
Nel tempo mi sono accorta che lei non aveva solo da raccontare la sua storia o da rivendicare qualcosa per sé ma si occupava di tanti che vivevano le sue stesse difficoltà. Lei si era fatta conoscere attraverso i social diventando un punto di riferimento per tante mamme. Così ho pensato di raccontare la sua storia sin dall’inizio.
Le ho proposto di ripercorrerla davanti la telecamera. E devo essere sincera mi ha colpito sin da subito la sua risposta alla mia proposta di collaborazione, culminata in un pianto liberatorio. La sua gioia era infatti quella di essere ascoltata e compresa perché molto spesso le famiglie si trovano a vivere le loro difficoltà in uno stato di solitudine. Mi aveva colpito anche il fatto che il sindaco Orlando nel maggio del 2022 le aveva conferito la “Tessera del Mosaico di Palermo” chiamandola appunto la “mamma coraggio”,lei di fatti ha sempre lottato in tutti questi anni senza arretrare di un millimetro. E sono contenta e siamo contente per la realizzazione di questo docufilm”. Un lavoro fatto di emozioni, storia reale e coraggio che si evince in ogni frame video e che ha dentro un forte messaggio.
“Questo docufilm, continua Veronica Femminino, vuole aprire a degli spunti di riflessione e far comprendere le difficoltà che vivono le famiglie. Qualcuno mi ha chiesto se è un atto di accusa nei confronti della Sanità ed ho detto, assolutamente no, nella maniera più assoluta. Vorrei che fosse un dibattito aperto al confronto e al dialogo anche con chi magari la pensa diversamente.Fortunatamente rispetto a dieci anni fa, le cose nella Sanità sono cambiate ma sicuramente ne dovranno cambiare altre. Noi speriamo che ognuno in futuro possa curarsi nella propria terra e che le famiglie non si sentano sole. E’ stato realizzato questo documentario per lanciare un messaggio di speranza”. E l’amore per il racconto non abbandonerà la giornalista e regista come ci confida: “Continuerò sicuramente a raccontare storie. Soprattutto le storie di persone comuni, la mia passione più grande. Storie che possano far riflettere, che possano servire da esempio”.
Veronica Femminino ha colto con sensibilità questa storia che nel tempo come ci racconta Cira Maniscalco si è trasformata, da un rapporto strettamente professionale a una bella amicizia basata sulla stima reciproca e che ormai dura da anni. “Veronica Femminino è una bravissima giornalista che ormai conosco da dieci anni esordisce Cira Maniscalco, fondatrice del CO.SMA.NN (Comitato spontaneo regionale per le malattie rare neurologiche e neurochirurgiche). Si è occupata della mia storia attraverso diversi articoli di cronaca. Mi lega a lei una profonda amicizia, lei ha messo il cuore come in ogni cosa che fa. L’idea di questo docufilm è stata totalmente sua, mi ha trasmesso una fiducia estrema e non ho esitato a aprirmi e ad accettare. Mi è venuto naturale”. Cira Maniscalco ci racconta non solo l’empatia con Veronica Femminino ma anche la serenità che ha avuto nel raccontare la sua
storia. “Il docufilm dura 55 minuti. Siamo state intere mattinate a parlare e come avete visto o avrete modo di vedere in un ambiente domestico, davanti le tazzine del caffè. Mi sono aperta senza timore. Siamo tutti contenti di questo lavoro”. E aggiunge: “Mi auguro che questo lavoro possa sensibilizzare le Istituzioni sulla tematica e a dare coraggio a chi come me si è trovato a affrontare tutto ciò. Pensate che quando è iniziato tutto avevo anche un bimbo di due anni e posso garantirvi che è stata dura. Ma siamo stati sempre uniti anche grazie alla mia famiglia e oggi i miei due figli si adorano e c’è un immenso affetto tra loro. Li abbiamo fatti crescere insieme. Spero che questo docufilm possa aiutare a sentirsi meno soli e ad affrontare tutto con speranza e forza ”.
storia. “Il docufilm dura 55 minuti. Siamo state intere mattinate a parlare e come avete visto o avrete modo di vedere in un ambiente domestico, davanti le tazzine del caffè. Mi sono aperta senza timore. Siamo tutti contenti di questo lavoro”. E aggiunge: “Mi auguro che questo lavoro possa sensibilizzare le Istituzioni sulla tematica e a dare coraggio a chi come me si è trovato a affrontare tutto ciò. Pensate che quando è iniziato tutto avevo anche un bimbo di due anni e posso garantirvi che è stata dura. Ma siamo stati sempre uniti anche grazie alla mia famiglia e oggi i miei due figli si adorano e c’è un immenso affetto tra loro. Li abbiamo fatti crescere insieme. Spero che questo docufilm possa aiutare a sentirsi meno soli e ad affrontare tutto con speranza e forza ”.
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