Venerdì Santo con l'omelia in Cattedrale dell'Arcivescovo Corrado Lorefice mentre per le via della città si susseguono le processioni. "La prima domenica di Quaresima qui in Cattedrale, durante il rito dell’elezione al Battesimo,i catecumeni adulti, che domani nella Veglia pasquale verranno rigenerati a vita nuova, hanno ricevuto dalle mie mani – dall’Apostolo di questa Chiesa – una piccola croce di legno. Nel consegnarla ripetevo a ciascuno queste parole: «Ricevi il segno dell’amore di Dio per te». Prima di appenderla al collo gli eletti l’hanno baciata. Mi ha toccato profondamente questo gesto. Ogni anno il bacio della croce da parte dei catecumeni mi coinvolge empaticamente e spiritualmente. Essi baciandola ricambiano un bacio. Sì, perché la Croce è il bacio di Cristo per loro, per noi tutti, per ogni uomo e ogni donna di ogni tempo; la testimonianza certa del suo amore smisurato e fedele, finoa patire e morire.
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Venerdì Santo, l'omelia di Lorefice: "Adoriamo Gesù che incontriamo nei "trafitti di oggi": i migranti, gli ammalati delusi dalla malasanità, negli anziani e nei giovani illusi dalla droga"
«La croce è incontro con un amore assoluto che si abbandona in ogni abisso per non lasciarci soli in nessun abbandono», amava annunciare il Card. C. M. Martini".E aggiunge: "Stasera, noi tutti – come i catecumeni nel giorno dell’elezione – adoreremo Gesù, il Crocifisso del Golgota. Adorare: già l’etimologia (dal latino ad os, portare alla bocca) ci aiuta a dare un significato profondo al gesto che porremo: piegheremo le ginocchia davanti al Crocifisso, e lo baceremo". In una affollata Cattedrale l'omelia dell'arcivescovo si sofferma su temi di stretta attualità: Stasera siamo venuti ad ‘ad-orare’ il ‘Trafitto’, a baciarlo. Adorando lui non potremo più non riconoscerlo e adorarlo in tutti i ‘trafitti’ che i nostri occhi incroceranno: nelle nostre case, nelle nostre strade, nelle tante periferie urbane ed esistenziali delle nostre città. Nei paesi dove ferve la guerra, sempre più – proporzionalmente alla sua insensatezza – devastante e incontenibile. Nei migranti dei precari barchini che partono dalle coste della Libia e della Tunisia e che, se non spariscono affondando negli abissi del grande cimitero del Mediterraneo, vengono respinti e rinchiusi in affollati e atroci campi di concentramento, resi a noi tutti noti dai social e da chi, rischiando la vita, ha il coraggio di denunciare tanta colpevole e connivente disumanità. Nei carcerati del Pagliarelli, dell’Ucciardone, del Malaspina, del Burrafato di Termini Imerese; negli ammalati dei nostri nosocomi, travolti dalla crisi del sistema sanitario e da inquietanti e tragici fatti di malasanità; negli anziani soli e nei giovani illusi e sfruttati dalla diffusione di droghe sempre più distruttive e letali che rimpinguano le tasche delle prosperose organizzazioni mafiose; nei clochard – tanto cari all’indimenticabile Fratel Biagio Conte – che vivono sulle strade e dormono all’addiaccio sulle soglie dei nostri palazzi; in tutti gli ‘invisibili’ ai nostri cuori sempre più raffreddati". E conclude: "Aiutaci o Madre di Gesù e nostra, a stare presso le croci dove tuo Figlio viene ancora trafitto. Ad ‘ad- orarlo’ e amarlo nei tanti ‘trafitti’ di oggi. Madre adorata Aiutaci a diventare discepoli credibili dell’Amore crocifisso, perché non si spenga nel mondo «la piccola lampada rossa della fiducia» che alimenta la speranza e dirada la disperazione. Amen".
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