Gaetano Galvagno, il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana è indagato per corruzione. Da quanto si apprende in queste ore la vicenda - secondo l’accusa - riguarderebbe un’assegnazione da parte di Galvagno orientata verso due imprenditori, che avrebbero poi offerto in cambio al Presidente «alcune utilità».
Il Presidente dell’ Ars è a conoscenza di essere indagato per corruzione da inizio anno, da quando ha ricevuto dalla Guardia di finanza la notifica di una proroga del fascicolo coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Andrea Fusco e Felice De Benedittis. All’epoca Galvagno chiese di essere ascoltato dai magistrati, che lo hanno convocato due settimane fa quando è stato interrogato dal procuratore della repubblica Maurizio de Lucia e ha avuto la possibilità di respingere tutte le accuse, negando qualsiasi patto corruttivo.
La procura di Palermo e il locale nucleo di polizia economico finanziaria hanno puntato la loro lente di ingrandimento su due finanziamenti che risalgono al dicembre 2023. Si tratterebbe di stanziamenti disposti con la manovra correttiva di bilancio di quell’anno: uno riguarda la Fondazione Dragotto, per l’iniziativa “Un magico natale” destinata ai «ragazzi a rischio di marginalità sociale»: l’assessorato regionale alle Politiche sociali stanziò 100 mila euro per due iniziative, tenute a Palermo e a Catania, il 20 e il 21 dicembre, al Teatro Politeama e al Teatro Bellini.
Il secondo riguarderebbe i 200 mila euro assegnati al Comune di Catania per le iniziative di Natale e Capodanno, gestite dalla società “Puntoeacapo” di Nuccio La Ferlita.
Le indagini della Guardia di finanza si sono concentrate su incarichi offerti dagli imprenditori alla portavoce e all’addetto stampa di Galvagno. Secondo l’accusa, incarichi mai svolti, benché regolarmente fatturati. Da qui il sospetto della corruzione, ovvero di mazzette mascherate per l’assegnazione di alcuni finanziamenti. Sulla vicenda ci sarebbero anche alcune intercettazioni in mano ai magistrati. Il Presidente dell’ Ars ha respinto le accuse spiegando ai pm che i suoi collaboratori non lavorano per lui a tempo pieno, ma hanno anche altri incarichi professionali
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