Il Piano, aggiornato una prima volta nel 2004 e successivamente nel 2006 per adeguarlo alle normative nazionali e comunitarie nel frattempo intervenute, si proponeva di ridurre drasticamente il quantitativo di rifiuti avviati in discarica, incrementare la raccolta differenziata, prevedere gli impianti di compostaggio dove fare affluire l’umido ed avviare la frazione secca a valle della raccolta differenziata alla termovalorizzazione, limitando lo smaltimento in discarica solo ai rifiuti inerti e inertizzati. In sostanza, partendo da 325 discariche esistenti in Sicilia prima della dichiarazione di emergenza (1999), alla fine della stessa il 31 maggio 2006 le discariche erano state ridotte a 50 e a dicembre 2009, data di chiusura dell’Agenzia regionale acque e rifiuti si erano ulteriormente ridotte a 13. In attuazione del Piano del 2002 tutti i Comuni siciliani hanno avuto finanziate, per incrementare la raccolta differenziata, una o più isole ecologiche, sono stati finanziati diversi centri multifunzionali, impianti di compostaggio e sono stati, altresì, finanziate campagne di formazione nelle Scuole e di informazione alla popolazione per incrementare la raccolta differenziata. Dopo il 2009, in assenza di qualsiasi controllo, tutte le iniziative si sono interrotte e persino gli impianti finanziati non sono stati realizzati e quelli realizzati sono stati utilizzati per altre finalità, mentre hanno continuato a proliferare le discariche. La scellerata decisione di bloccare i Termovalorizzatori che il mio governo stava costruendo ha causato il disavanzo economico in molti comuni, un esborso delle finanze della Regione senza precedenti è ridotto la Sicilia un immondezzaio a cielo aperto. Finalmente, qualcuno parla di chiudere “l’era delle discariche”, parlando, invece, del “recupero di energia tramite moderni impianti di termoutilizzatori”.
Totó Cuffaro
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