Erano da poco passate le ore 8,30 quel 25 settembre di 46 anni fa quando una valanga di proiettili colpirono il giudice Cesare Terranova e il maresciallo Lenin Mancuso. I due furono trucidati non appena varcarono a bordo dell'auto la soglia del parcheggio sotto casa del magistrato. Quest'ultimo morì sul colpo mentre il maresciallo Mancuso venne trasportato all'ospedale di Villa Sofia dove spirò pochi minuti dopo. Un agguato mafioso all'indirizzo del Giudice che da poco era rientrato a Palermo dopo una sua esperienza da deputato, eletto come indipendente nelle liste del PCI e il suo impegno per anni nella Commissione Antimafia. Nella sua lunga carriera in magistratura iniziata nel 1946, dopo esser tornato dalla guerra si occupò di importanti processi poichè conoscitore della mafia corleonese e del ruolo di Luciano Liggio. Terranova nei suoi anni a Palermo portò a processo la gang di Liggio così come la cosca di Tommaso Natale. Giudice attento e coraggioso pagò con la vita il suo impegno, insieme al maresciallo Mancuso (Medaglia d'oro al Valor Civile per volontà dell'allora Presidente della Repubblica, Pertini) che da anni lo proteggeva e lo seguiva persino a Roma. Questa mattina i due uomini dello Stato sono stati ricordati con una cerimonia sul luogo dell'agguato deponendo delle corone di alloro alla presenza di alcuni familiari tra cui la moglie del maresciallo Mancuso e deii nipoti del giudice, del Questore di Palermo Calvino, del prefetto Mariani, della dott.ssa Palma Presidente del Centro Studi Terranova, presente in rappresentanza del Comune l'assessore Ferrandelli e per la regione l'assessore Albano. Il momento di preghiera è stato affidato, come sempre, all'omelia di padre Massimiliano Purpura, cappellano della Polizia di Stato : " Preghiamo per i caduti nell' adempimento del dovere. Consapevoli nella fede in te ti domandiamo Signore di vivere il loro esempio".
Un ricordo emozionato è giunto dal nipote di Cesare Terranova, Vincenzo anche lui veste una toga:"Lui aveva una grande passione per il suo lavoro ma aveva grande razionalità e lucidità, due componenti molto importanti per chi fa il nostro lavoro.Quando parlo di razionalità nel senso tecnico della parola. E' stato uno dei primi, durante le indagini, a consultare psiologi, avvocati civilisti, lui ha fatto fare nel caso di Michele Vinci, ha fatto fare degli identikit psicologici. E per quegli anni era una novità. Il suo insegnamento nel mio percorso di uomo ha contato molto ed oggi giorno ci vogliono esempi come lui. Lo dico sempre quando incontro i giovani, esempi positivi".
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