«La violenza contro le donne – fisica, psicologica, economica o digitale – non è un destino inevitabile, ma una ferita profonda che la nostra comunità ha il dovere morale e istituzionale di curare. In questi mesi, all’interno della Commissione parlamentare contro il femminicidio, abbiamo ascoltato psicologi, magistrati, docenti, forze dell’ordine, esperti digitali, rappresentanti di associazioni e centri antiviolenza: un esercito silenzioso che ogni giorno combatte questa battaglia nelle case, nei tribunali, nelle scuole, negli ospedali e nei territori», dichiara la senatrice di Forza Italia, Daniela Ternullo, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
«Da questo lavoro è emersa una verità chiara: per proteggere davvero le donne servono strumenti più forti, più rapidi, più vicini alle loro vite reali. Non basta l’indignazione del 25 novembre, serve un impegno quotidiano», aggiunge.
Ternullo ricorda che «nella Manovra che stiamo approvando in Parlamento ho anche proposto un emendamento che stanzia due milioni di euro per progetti dedicati alle scuole, per insegnare ai nostri giovani – attraverso lo sport – il rispetto delle regole, la gestione delle emozioni e la cultura della non violenza. Perché la prevenzione si costruisce presto, educando al rispetto».
«Troppe donne – continua la Senatrice di Forza Italia – escono dalla violenza senza una rete, senza una casa, senza un reddito. Senza autonomia economica non esiste libertà vera. Questo disegno di legge vuole restituire futuro, dignità e indipendenza a chi ha subito l’irreparabile. Non un sussidio, ma una possibilità concreta di ricominciare».
La senatrice sottolinea inoltre che, «grazie al lavoro portato avanti in Parlamento», nella nuova Legge di Bilancio è stato ampliato il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, perché «non possiamo chiedere ai centri antiviolenza e alle strutture territoriali di garantire protezione senza risorse adeguate. Le donne non possono aspettare».
«Dobbiamo questa battaglia a chi è sopravvissuta, a chi non ce l’ha fatta, ai figli che diventano vittime due volte e a una società che non può permettersi di chiudere gli occhi», conclude.
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