Egr. Presidente, cari colleghi, gentili cittadini,
quando, il 16 giugno 2008, sono stato eletto – primo fra tutti – consigliere provinciale da tante persone amiche o che non mi conoscevano ma che hanno avuto fiducia nella mia persona, mi sono sentito avvolto da un grande abbraccio e ho subito avvertito l’importanza di questo gesto corale. La fiducia che questi cittadini hanno riposto in me mi ha fatto sentire un enorme senso di responsabilità. Bisognava, allora, mettersi subito al lavoro per non deludere tutte queste aspettative, per migliorare, insieme a tutti gli altri Consiglieri, il Presidente e la Giunta provinciale, la nostra piccola società trapanese, nella consapevolezza che comunque non tutti i problemi da cui è afflitta avrebbero potuto trovare una soluzione immediata. L’entusiasmo non mi è mai mancato.
In questi quattro anni però sono accadute tante, troppe cose che oggi, purtroppo, mi portano a ritenere che sia arrivato il momento di prendere una decisione a lungo sofferta, ragionata, ma, soprattutto, dovuta.
Una riflessione si impone. È duro constatare quanto politica intesa come servizio alla collettività oggi più che mai sia tramontata. La nostra classe politica necessita di una riforma totale, di un rovesciamento dei principi, di ottenere il primato della qualità, del lavoro sul denaro, del servizio sociale della persona umana sulla bramosia di possesso e di potenza individuale e statale.
La politica ed i suoi attori protagonisti hanno perso ogni riferimento, hanno perso l’orientamento, non considerano quali sono le vere esigenze di una collettività: lavoro, sviluppo economico, cultura civica.
Ritengo perciò di essere stato attore, anche se non protagonista, di uno dei peggiori capitoli della politica degli ultimi quaranta anni.
Ascoltando i discorsi e le dichiarazioni di alcuni personaggi della politica provinciale, regionale e nazionale ci si rende conto della inadeguatezza del dibattito politico e di come la classe politica non risponda, ignorandole, alle richieste di interventi in materia di politica economica, politiche per l’inserimento giovanile nel mondo del lavoro, azioni per lo sviluppo infrastrutturale, preferendo dedicare la propria attenzione allo spettacolo indecoroso costituito dalle sterili discussioni sulle strategie politico/elettorali, sulle possibili alleanze, il “totopoltrone” insomma.
Le diverse sollecitazioni fatte da consigliere e da presidente della commissione Pubblica Istruzione ed Edilizia scolastica, che ho avuto l’onore di presiedere per questi quattro anni, sono rimaste ingabbiate, disattese e prive di riscontro a causa di una amministrazione insensibile alle mie istanze. Ricordo tra le altre la proposta che introduceva la possibilità di un percorso virtuoso di sussidiarietà tra Istituti scolastici ed enti/associazioni a favore dei diversamente abili, quella di potenziare i servizi di trasporto urbano presso gli istituti scolastici, quella sulla riqualificazione dell’intero litorale roccioso di Mazara del Vallo, quella, importantissima, sulla manutenzione degli istituti scolastici, esposti nel nostro territorio al costante rischio sismico, quella sul recupero monumentale del Collegio San Francesco (ex carcere), e così via.
Tutto questo mi ha portato all’inevitabile confronto tra i risultati ottenuti nello svolgimento della mia attività professionale e quelli non ottenuti nello svolgimento del mio servizio istituzionale, ingabbiato dall’immobilismo di una macchina amministrativa arenata e da una compagine politica che non ha sostenuto il lavoro dei suoi esponenti all’interno del consiglio provinciale. Mio malgrado devo ammettere che tutto quello che avevo dichiarato durante la mia personale campagna elettorale è rimasto solo un ambizioso progetto e ciò contrasta con il mio modo di essere e di fare a tal punto da costringermi a rassegnare le mie dimissioni da consigliere provinciale.
Dispiaciuto per l’interruzione prematura di questo mandato porgo, pertanto, le mie scuse a tutti quelli (tantissimi) che hanno creduto in me e che hanno gentilmente riposto in me la propria fiducia.
Un tempo tra di noi si considerava più capace di dirigere chi sapeva unificare le parti diverse e garantire alle diverse opzioni la possibilità di esprimersi ma bisogna dire con franchezza che chi tende a produrre spaccature e conflitti non componibili con una mediazione più alta sicuramente mostra di non essere capace di guidare una grande forza politica.
Durante questi quattro anni, nella coerenza che mi contraddistingue, mi sono visto travolto da une serie di rimodulazioni politiche (pdl, pdl-sicilia, grande sud) che distolgono l’attenzione dai veri problemi da affrontare nel quotidiano vivere e producono l’inevitabile allontanamento del cittadino dalla vita politica. Nel nostro Paese accade che i nuovi soggetti politici nascano quando ci sono personalismi da far prevalere, si formano quasi sempre sostenendo di voler dire qualcosa di nuovo o attraverso scissioni utili a riaffermare alcuni principi ideali ritenuti abbandonati dai vertici. Non sempre, però, gli elettori possono riuscire a comprendere queste sfumature.
Le nuove aggregazioni e le scissioni, invece di creare più spazi di scelta e di raggiungere fette più ampie di elettorato, finiscono, al contrario, per scoraggiare l’espressione del voto. Si crea più confusione e si sviluppa persino una maggiore irritazione da parte di tanti cittadini che nella moltiplicazione dei partiti vedono rispecchiarsi il prevalere del malcostume politico o ancor di più gli effetti della degenerazione del sistema democratico.
Con quanto scritto non voglio rinnegare alla politica con la P maiuscola la sua centralità all’interno di un paese democratico, ma questa politica è ormai da troppo tempo assente dalle nostre aule.
Il contemporaneo senso di sfiducia alla politica non può essere ignorato come semplice qualunquismo, esso è la manifestazione autentica dello sconforto di tutti quelli che, come me, si trovano ad iniziare una carriera politica radiosa e poi si ritrovano dentro un contenitore vuoto di contenuti.
Tutto ciò non mi appartiene per nascita (sono figlio di grandi lavoratori), per educazione, per formazione culturale, sociale e professionale.
Io mi pregio di far parte di quella grande maggioranza di italiani carica di buoni propositi, di energia e di idee, di cittadini liberi e orgogliosi della propria cittadinanza e dell’appartenenza al proprio territorio, alle proprie tradizioni, ai propri costumi, alla famiglia, che vogliono vivere senza complessi d’inferiorità e si vogliono affermare con umanità, dignità, fermezza e coraggio non alienandosi al “pensiero unico” e al silenzio del “politicamente corretto” che smorzano le coscienze di tanti.
Papa Giovanni Paolo II diceva: “La fiducia non si acquista per mezzo della forza, neppure si ottiene con le sole dichiarazioni, la fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti”.
Trapani 04 gennaio 2012 Davide Palermo