“Si è giunti al bilancio 2016 e alla legge di stabilità in un clima di confusione ed oggi, a causa delle impugnative che potrebbero reciprocamente scattare tra Stato e Regione , di fatto le
risorse reali disponibili per il 2016 non sono quantificabili, cosa che
rischia di buttare la Sicilia nel caos”. Lo dicono i segretari generali
di Cgil, Cisl e Uil siciliana Michele Pagliaro, Mimmo Milazzo e Claudio Barone che chiedono all’assessore all’economia Baccei un incontro immediato sull’argomento. I sindacati rendono noto di avere anche già chiesto alla Commissione paritetica di sapere “le reali difficoltà che incontra nell’operare nella sfera delle competenze statutarie”. I sindacati ricordano che “si partiva con un disavanzo di parte corrente di oltre 3 miliardi e un forte disallineamento tra le entrate della Sicilia e quelle delle altre regioni a statuto speciale.La stessa regione – osservano Pagliaro, Milazzo e Barone- forniva i dati del gap :a fronte di poco più di 2.000 euro procapite in Sicilia, la Sardegna faceva registrare oltre 3.900 euro procapite, 9.300 euro la Valle d’Aosta, oltre 8.300 i Trentino Alto Adige e 4.200 euro il Friuli”. Nonostante questi dati “alla Sicilia lo Stato ha chiesto un contributo per risanare la finanza pubblica di 1.286.000.000 euro che nella legge di stabilità del 2016 viene aumentato di 273 milioni. Nella stessa legge di stabilità si riduce, a partire dal 2017, l’aliquota Ires riconosciuta alla Sicilia e si trasferiscono competenze e spese aggiuntive alla Sicilia (vedasi rimborsi a pazienti che hanno subito danni da emotrasfusioni)”. A fronte di tutto ciò la Regione siciliana in mancanza di norme di attuazione in materia finanziaria, l’ultima risale al 1965, “ha predisposto un bilancio e una legge di stabilità, in attesa della ridefinizione dei rapporti con il Governo nazionale, - rilevano i
sindacati- che prevede una entrata aggiuntiva da parte dello Stato di
1,4 miliardi, 900 previsti nella legge di stabilità nazionale e 500 da
definire nelle prossime trattative”. “Il quadro- rilevano Pagliaro,
Milazzo e Barone- è dunque tutt’altro che confortante e chiaro e temiamo che i nodi possano venire subito al pettine”.Da qui la richiesta del confronto per “focalizzare i problemi aperti e trovare soluzioni condivise per i problemi in campo”.
risorse reali disponibili per il 2016 non sono quantificabili, cosa che
rischia di buttare la Sicilia nel caos”. Lo dicono i segretari generali
di Cgil, Cisl e Uil siciliana Michele Pagliaro, Mimmo Milazzo e Claudio Barone che chiedono all’assessore all’economia Baccei un incontro immediato sull’argomento. I sindacati rendono noto di avere anche già chiesto alla Commissione paritetica di sapere “le reali difficoltà che incontra nell’operare nella sfera delle competenze statutarie”. I sindacati ricordano che “si partiva con un disavanzo di parte corrente di oltre 3 miliardi e un forte disallineamento tra le entrate della Sicilia e quelle delle altre regioni a statuto speciale.La stessa regione – osservano Pagliaro, Milazzo e Barone- forniva i dati del gap :a fronte di poco più di 2.000 euro procapite in Sicilia, la Sardegna faceva registrare oltre 3.900 euro procapite, 9.300 euro la Valle d’Aosta, oltre 8.300 i Trentino Alto Adige e 4.200 euro il Friuli”. Nonostante questi dati “alla Sicilia lo Stato ha chiesto un contributo per risanare la finanza pubblica di 1.286.000.000 euro che nella legge di stabilità del 2016 viene aumentato di 273 milioni. Nella stessa legge di stabilità si riduce, a partire dal 2017, l’aliquota Ires riconosciuta alla Sicilia e si trasferiscono competenze e spese aggiuntive alla Sicilia (vedasi rimborsi a pazienti che hanno subito danni da emotrasfusioni)”. A fronte di tutto ciò la Regione siciliana in mancanza di norme di attuazione in materia finanziaria, l’ultima risale al 1965, “ha predisposto un bilancio e una legge di stabilità, in attesa della ridefinizione dei rapporti con il Governo nazionale, - rilevano i
sindacati- che prevede una entrata aggiuntiva da parte dello Stato di
1,4 miliardi, 900 previsti nella legge di stabilità nazionale e 500 da
definire nelle prossime trattative”. “Il quadro- rilevano Pagliaro,
Milazzo e Barone- è dunque tutt’altro che confortante e chiaro e temiamo che i nodi possano venire subito al pettine”.Da qui la richiesta del confronto per “focalizzare i problemi aperti e trovare soluzioni condivise per i problemi in campo”.
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