di Iva Marino
Ho avuto il piacere di intervistare la Dott.ssa Iva Marino su una tematica interessante e che merita di essere approfondita.
In apertura, la Dott.ssa Marino ha ricordato che la violenza sulle donne è un fenomeno ancora troppo spesso ignorato, pertanto, sono necessari atti concreti e incisivi, per dimostrare alle donne che non sono sole. Per combattere la violenza sulle donne grande importanza hanno i condizionamenti ambientali e il modo di pensare della societa’ che in passato ha contribuito a tenere la donna in una condizione di inferiorità; il ruolo dalla pubblicita’, che maggiormente propone modelli di femminilita’ rappresentati da stereotipi o immagini seduttive legate a spot pubblicitari che non evidenziando quasi mai il ruolo di tante donne intelligenti e sensibili, professionalmente realizzate e capaci di assumere grandi responsabilità in molti ambiti, specie quello familiare.
Anche se si è fatta molta strada nel riconoscimento paritario delle donne nella scuola e sul lavoro, nella famiglia purtroppo resta ancora molto da fare perché il concetto di autonomia femminile, per alcuni uomini è difficile da accettare, poiche’ non sanno superare, alcune volte, il loro l’egoismo che quasi sempre porta l’uomo a risolvere le questioni con la violenza o con atteggiamenti sessisti. In particolare, la violenza nella coppia rappresenta una modalità relazionale fondata sul controllo e sulla violenza psicologica. Violenza fisica e psicologica secondo la Marino sono correlate in quanto la maggior parte delle aggressioni fisiche sono annunciate da un costante terrorismo psicologico.
Servirebbe anche una riflessione approfondita sui linguaggi da usare dai media che hanno un ruolo importante per far si che un numero maggiore di donne e di uomini inizino a riflettere sui loro comportamenti..
….Sono una sorta di indicazioni per evitare di cadere nei peggiori "luoghi comuni" che sviano il lettore quando si racconta il “femminicidio”…
1. Non chiamateli delitti passionali, la vittima viene considerata una proprietà dell'aggressore-fidanzato acquisita nel tempo;
2. Non biasimate la vittima per motivi legati al suo abbigliamento o atteggiamento nei confronti degli altri;
3. Non criticate particolarmente gli orari di uscita o di rientro da casa della vittima, gli appuntamenti serali, le abitudini, ecc. ;
4. Evitate di rappresentare l'omicida ricorrendo a stereotipi che lo collocano in ruoli patriarcali del tipo: "Innamorato pazzo“, "marito deluso e depresso", “ l’uomo di casa buono e affettuoso diventa assassino”;
5. Evitate di rappresentare la moglie/compagna/fidanzata sempre vittima e mai causa della incontenibile gelosia dell’uomo, oppure destinata a sopportare e mai motore di continue liti o responsabile di atti di violenza (Bisogna mostrare al lettore soprattutto l’ imparzialità nella descrizione dei fatti).
Noi tutti “cambiamo pensiero, linguaggio, azione”..Cominciamo ad educare il figlio maschio al “rispetto assoluto”, evitando forme di dominio futuro nel partner o atteggiamenti sessisti.
E’ ormai provato, inoltre, che il punto di origine delle dinamiche di maltrattamento, si colloca nel tipico profilo della personalità del perpetratore, ma anche nella dicotomia fra narcisismo e perversione.
E’ noto che il narcisismo è uno dei concetti psicanalitici più discussi e non sempre facili da definire. Ma bisogna distinguere tra “Narcisismo sano” che indica tutti gli aspetti normali degli atteggiamenti che le persone hanno verso se stessi (autostima, preoccupazione per la propria salute, senso di autoconservazione) e “Narcisismo patologico” ossia la difficoltà nelle relazioni oggettuali e l’incapacità di amare; dove l’individuo tratta gli altri come oggetti da usare, incurante dei loro sentimenti, mostrando spesso indifferenza e mancanza del diritto di alterità.
Le vittime sono spesso donne con fragilità del Sé dovuta a traumi pregressi (maltrattamenti familiari, abusi sessuali e lutti infantili). Mentre lo stalking, sottolinea la Dottoressa è quasi sempre caratterizzato dagli ex partner, da soggetti che non riescono ad accettare l’abbandono del partner per cui attuano una vera e propria persecuzione nel tentativo di ristabilire il rapporto. Lo stalking lascia profondi solchi in termini fisici, psicologici, emotivi e cognitivi che inficiano e provocano un deterioramento della qualita’ della vita della vittima. Bisogna considerare anche l’eziopatologia dello stalking: gli stili di attaccamento, la disregolazione affettiva; la mentalizzazione, l’ansia da separazione, la vergogna, lo stalking come dipendenza relazionale.
La Dottoressa Marino ricorda, ancora, il ruolo determinante che i giornalisti hanno nella informazione della Società civile, ma anche il ruolo di educatori che, insieme alla scuola e alla famiglia, possono contribuire alla formazione dei giovani.
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