Cyberbullismo, vice questore agg. della Polizia,Giaquinto: "Esiste la querela ma anche l'ammonimento del Questore con funzione rieducativa"

di Ambra Drago
Imparare a difendersi dai pericoli della rete che spesso possono sfociare nei fenomeni conosciuti come bullismo e cyberbullismo, spesso due facce della stessa medaglia che hanno come obiettivo, seppur con diffusione "territoriale" e virtuale diversi, adolescenti, mortificandoli, sottoponendoli a vessazioni quotidiane e dalle quali non sempre sono in grado di difendersi.
Ecco che la Polizia nelle sue diverse articolazioni (dalla Divisione Anticrimine alla Polizia Postale) nel suo compito di prevenzione e non solo di repressione di un reato ha scelto di andare nelle scuole, di incontrare i giovani nei diversi contesti sociali per spiegare loro come è possibile difendersi e prendere consapevolezza che a volte un comportamento che può sembrare una "ragazzata", una semplice offesa dietro può nascondere un atto di vera e propria violenza nei confronti di un coetaneo.
"I ragazzi non conoscono davvero qual è il discrimine tra ciò che è reato e il confine tra ciò che è legittimo e ciò che è nettamente illegittimo  e che se denunciato consente loro di avere una forma di tutela. Ciò che viene definita una "bravata"  può avere conseguenze devastanti. Quello che stiamo cercando di fare come Polizia di Stato(e negli anni abbiamo stipulato anche dei protocolli con il Miur)  è di insegnare ai ragazzi che quel comportamento offensivo è qualcosa di importante che non va sottovalutato e che dal reato si ci può difendere. La molestia è un reato, la diffamazione è un reato, la divulgazione di dati di altri, lo è altrettanto. Di recente il legislatore è intervenuto con la legge sul "revenge porn" ovvero la diffusione di video o foto in contesti privati e poi divulgati è un reato. Tutto questo per dire che il reato se denunciato offre loro una vera tutela".
Nel contesto specifico abbiamo chiesto al vice questore aggiunto della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo, la Dott.ssa Giaquinto quali sono gli strumenti che possono essere usati da un minore per difendersi.
"Per alcuni tipi di reati è possibile anziché arrivare alla querela della persona offesa ( la legge prevede che venga   effettuata dal minore insieme al genitore) è previsto anche uno strumento di preavviso, ovvero l'ammonimento per cyberbullismo. Questo è stato introdotto come strumento di rieducazione e credo che debba essere diffuso e conosciuto.
Un genitore spesso si trova davanti a un bivio,da un lato difendo mio figlio che in questo momento è vittima ma allo stesso tempo non voglio gravare sull'autore, che molto spesso è un altro ragazzino e questo è il motivo per cui molto spesso i reati non vengono denunciati e non si azione la procedibilità dell'azione penale con la querela. Con l'ammonimento da parte del Questore, invece, è possibile intervenire, difendere la vittima ma allo stesso tempo rieducare l'autore. L'ammonimento non ha delle conseguenze penali o amministrative è uno strumento di rieducazione e si elimina al compimento del diciottesimo anno di età dell'autore proprio perchè la sua ratio è di rieducare".
Al di la degli strumenti normativi i ragazzi devono essere educati ad un uso consapevole dello strumento tecnologico.
"I social non sono uno strumento di attacco - conclude il vice questore aggiunto Giovanna Giaquinto- la tecnologia non è cattiva, bisogna insegnare i giovani a saperla utilizzare e a conoscerne le insidie".

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