Conferita la Laurea honoris causa in “Scienze della Formazione Continua” al Prefetto Antonella De Miro

di Ambra Drago
Presenza delle Istituzioni e passione civile sono alcune delle tante  azioni che è riuscita a coniugare il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, insieme alla capacità di empatia e di ascolto dei giovani e delle fasce più deboli.
Un insieme di capacità e impegno verso la sua amministrazione che "serve" da 38 anni ma anche verso le comunità che ha incontrato trovando altresì lungo la sua strada degli esempi di vita e professionali come i prefetti Pietro Massocco e Giosuè Marino.
Ed è per tutto questo, insieme allo spiccato ruolo formativo  ai valori della legalità,della Costituzione e della memoria, che l'Università degli Studi di Palermo con il Magnifico Rettore Fabrizio Micari, le ha conferito  la laurea magistrale honoris causa in “Scienze della Formazione Continua”.


La cerimonia si è tenuta a Palazzo Steri alla presenza dell’Arcivescovo di Palermo, rappresentanti del
governo regionale, il sindaco di Palermo, i rappresentanti delle magistrature, delle forze di polizia e delle istituzioni, le autorità accademiche, le espressioni della Palermo della cultura e dell’impegno sociale, familiari e amici.

“Dedico questo importante riconoscimento, ha detto il prefetto De Miro, alla mia Amministrazione dell’Interno, impegnata ogni giorno nella tutela dei diritti fondamentali della persona, libertà da e libertà di, sicurezza, esercizio dei diritti politici e partecipazione democratica. Questa Laurea honoris causa è un riconoscimento a tutti gli uomini e a tutte le donne di un’Amministrazione che richiede di coniugare attività istituzionale e passione civile, e che per questo sono quotidianamente protesi adinterpretare al meglio quella funzione educativa insita nelle molteplici competenze del prefetto".

Nel suo intervento di saluto il Rettore ha dichiarato: “è una occasione speciale per il nostro Ateneo, per ribadire come saldi siano i principi che stanno alla base della motivazione stessa per cui questa laurea viene conferita e cioè la pedagogia della costituzione. Lo spiccato ruolo formativo della dott.sa De Miro sui temi della legalità, della solidarietà, del dovere civico, della memoria, del dialogo con le istituzioni è un modello non solo per i giovani, ma per tutta la società. Siamo quindi particolarmente orgogliosi di potere accogliere come nuova componente della nostra comunità accademica una così importante e illustre figura, il cuistraordinario impegno etico, civile ed istituzionale si coniuga, dandogli ancora più forza, ai valori fondamentali su cui è basata ed opera quotidianamente la nostra Università”.

Leggendo la motivazione del riconoscimento, il Professore Antonio Bellingreri, Coordinatore del Consiglio di Scienze dell’Educazione e della Formazione, ha dichiarato: “Antonella De Miro può essere identificata con la pedagogia della Costituzione, che consideriamo modello educativo nella
crisi dei valori della società di oggi.Il suo quotidiano essere rappresentante dello Stato, sempre attenta alle istanze sociali, che ne hanno fatto interprete dei valori costituzionali e degli aspetti formativi che la Carta contiene in sé.”

Il Professore Gioacchino Lavanco, Direttore del Dipartimento di Scienze Psicologoche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione, nell’esporre la sua Laudatio, ha sottolineato come “il percorso formativo del prefetto Antonella De Miro ci chiama oggi a confrontarci con il bene
comune, in una prospettiva escatologica come bene operare alla luce di una dimensione etica come finalità stessa dell’agire sociale; come fondamento e metodo della costruzione del capitale sociale relazionale.”“Per il prefetto”, ha proseguito, il benessere di una comunità non attiene solo ai dati del vivere sociale quanto all’etica dell’agire sociale che ne è a fondamento e la produzione di solidarietà in luogo della soluzione individualista entra con forza nel lavoro formativo proposto dal suo operato: abbiamo bisogno di buone pratiche per la convivenza, uno spazio in cui non solo è possibile coesistere, ma anche coabitare, accettare l’altro nella sua esistenza, ma anche la quotidianità reale e non immaginaria della scambio, della prossemica. Il lavoro di un prefetto nella formazione delle coscienze".
Il prefetto ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “La Istituzione prefettizia nella espressione di forme educative verso l'affermazione della legalità e la costruzione di una cittadinanza attiva”.

“Il dovere di insegnare – ha detto – è di tutte le Istituzioni dello Stato che sono chiamate a dare l’esempio con il buon governo, il rispetto delle leggi e della giustizia, dei principi di uguaglianza e di solidarietà”. La lectio ha declinato i tanti versanti dell’impegno del prefetto: “Educare
alla conoscenza delle problematiche di un territorio per sostenerlo e quindi “educazione all’impegno convinto ma anche “educare alla conoscenza, alla comprensione dei fenomeni mafiosi e a non arretrare innanzi alle intimidazioni. Ed ancora educare alla necessità di far rete tra Istituzioni,
la forza del far squadra, vera arma vincente contro la mafia”.
Il prefetto De Miro ha parlato anche della necessità di una “educazione alla sinergia interistituzionale, alla circolarità delle notizie e alla collaborazione tra uffici diversi”. 

Ha parlato di “educazione ad avere fiducia negli organi dello Stato”, quindi, di “educazione alla memoria”.
“Educare – ha proseguito Antonella De Miro – è anche condividere la passione che sento forte dentro di me, il senso di giustizia, di legalità, come pilastro fondante di una società veramente democratica, il senso della libertà che trova i suoi limiti nel rispetto della persona”. Il prefetto come “testimone di educazione” che ha portato a “spalancare” le porte della Prefettura e di Villa Pajno a tanti “giovani curiosi di scoprire il volto amico dello Stato”: “Sono intimamente convinta che occorra offrire ai nostri figli – così è proseguita la lectio – la speranza da coltivare nei loro sogni e nelle loro azioni, la speranza di un possibile futuro migliore che essi stessi debbono impegnarsi a costruire”.

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