Milena Gentile interviene in merito alla polemica sollevata da Valentina Villabuona, Presidente del Pd di Trapani per l’infiorata cittadina

"Lo Stato è laico e le istituzioni democratiche devono uniformarsi a questo principio fondativo della democrazia”, dichiara Milena Gentile, responsabile Dipartimento regionale Pari Opportunità e Politiche di genere del Pd Sicilia- dopo la comparsa nel sito del Comune di un quadro dell’infiorata con l’immagine di un feto su un cerchio di fiori gialli per chiedere a Maria di sciogliere i nodi dell’aborto. Auspicando che il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida chiarisca il senso delle sue dichiarazioni che hanno sorpreso la dirigenza del Pd, non possiamo esimerci dal sottolineare l'impegno costante delle donne democratiche per il rispetto della Legge 194 del 1978 anche in Sicilia, dove di fatto lo strumento dell'obiezione di coscienza negli ospedali pubblici continua a costringere le donne all'aborto clandestino. Non si possono ignorare i dati sconcertanti emersi da recenti inchieste giornalistiche da cui si evince che la Sicilia è tra le regioni italiane in cui il numero di aborti clandestini è recentemente aumentato in modo allarmante, con una crescita esponenziale del rischio di vita per le donne che lo praticano, proprio a causa di una distorta applicazione della legge che ha consentito che il tasso di obiezione di coscienza medio arrivasse in Sicilia all’87%, ciò significa che quasi 9 medici su 10 nell’Isola sono obiettori, con picchi in alcune zone che arrivano anche al 100%. L'alternativa al servizio pubblico – continua Milena Gentile - non è l'eliminazione dell'aborto ma un ritorno al passato oscurantista, quando le donne più abbienti lo praticavano nelle cliniche private e a quelle più povere non restava che consegnarsi a pratiche illegali che spesso le portavano alla morte. Comprensibile che un sindaco democratico conceda il suolo pubblico per una manifestazione religiosa, ma non possiamo consentire che un esponente del Pd nell'esercizio delle sue funzioni di sindaco dia il patrocinio, e quindi ne condivida pienamente contenuti e obiettivi, ad una manifestazione che assimila il diritto all'aborto, garantito da una legge dello Stato, a mafia, droga, violenza e razzismo, tutte realtà esecrabili e illegali. Non è libertà di pensiero osteggiare una norma conquistata con decenni di lotte civili e che ha come obiettivo principale tutelare la salute delle donne consentendo loro di essere accolte da una struttura pubblica e da una equipe di specialisti che possano intervenire anche per rimuovere le cause della scelta di una interruzione di gravidanza. Un'istituzione pubblica di stampo democratico, al contrario, ha il dovere – conclude la Gentile - di fare tutto quanto in suo potere per contrastare l'attuale deriva dei servizi territoriali e il progressivo smantellamento dei consultori che sono gli unici presidi capaci di operare sul fronte della prevenzione accogliendo e dando tutti gli strumenti necessari per non arrivare a una scelta che rischia di segnare per sempre l'esistenza di una donna”.

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