Via dei Librai 2022. Patrizia Di Dio, presidente Confcommercio Palermo: “Scommetto su Palermo Capitale del libro”

Il mio posto ideale per leggere un libro? Mi vedo in riva al mare su un lettino, da sola: deve essere un momento intimo in cui posso isolarmi e concentrarmi su quello che ho davanti agli occhi. Poi posso pensare anche di stare sul divano di casa o perché no? Anche in aereo, è un buon luogo per leggere, ma non quello ideale”. Patrizia Di Dio presidente della Confcommercio di Palermo che quest’anno ha deciso di puntare forte sulla Via dei Librai perché ne condivide lo spirito, l’identità, e l’immagine che dà della città, racconta della sua passione per la lettura, dell’amore per i classici, della necessità di saper leggere quelle pagine anche difficili, “quei “chiummi” li chiamavamo negli anni del liceo”, che poi diventano importanti strumenti di comprensione della realtà quando diventiamo grandi e dobbiamo affrontare quei passaggi importanti che guardano al futuro.E tra queste sfide c’è certamente quella della cultura. “Sì è per questo che ho accettato con entusiasmo la proposta di firmare l’appello per la lettura lanciato da "Polis. Appunti pro comunità”… firma arrivata con una citazione di Pasolini: “Puoi leggere, leggere, leggere che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura”. Quest’anno si celebrano i cent’anni della nascita di PPP al quale La Via dei librai, che inizia questa settimana, dedica una delle tre isole letterarie della manifestazione. Domani alle 12 la presentazione alle Terrazze del Sole con la conferenza stampa alla quale parteciperà il sindaco Orlando.

“La Via dei librai è una straordinaria occasione per mettere insieme alcune delle identità più importanti della nostra città ed è molto bello che proprio questa strada sia ritornata ad essere quello per cui era famosa in passato e cioè la sede delle librerie più importanti della città” - spiega Patrizia Di Dio . “Adesso a questo si aggiungono altre iniziative commerciali che però devono rimanere in un equilibrio che lascia la prevalenza a quella identitaria e cioè quella della cultura del libro. Secondo me in questo possiamo ambire a diventare, a livello nazionale, la capitale del libro sfruttando questo marchio come, ad esempio, hanno fatto nelle altre città in modo che il loro nome si legasse ad un aspetto particolare. Penso a Parma diventata la città dell’antiquariato o a Verona dove si è appena concluso il Vinitaly”

La prospettiva è quindi di mostrarsi come un modello in cui la convivenza delle culture si integra perfettamente con il paesaggio urbano e la storia monumentale. “Dico che La Via dei Librai è nel cuore nel percorso UNESCO arabo-normanno che proprio dal 2015 vede valorizzata la nostra città che con quel titolo ha avuto un fattore di notorietà importante, e proprio in questo si inserisce la tradizione dei librai del Cassaro Alto che sono un importante volano di imprenditorialità. Una storia così bella che verrebbe proprio voglia di scriverci un libro.”



Un libro proprio su connessioni e snodi che è il tema della Via dei Librai di quest’anno.

“Direi proprio che l’altro elemento che si inserisce è quello del commercio di prossimità cioè il primo snodo che esiste tra la città e i suoi cittadini. Un elemento di socialità che forse viene sottovalutato ma che è importante nella costruzione della comunità. In questo momento ancor di più visto che c’è una grande sfida con il commercio online il rapporto diretto del libraio, al di là poi del piacere della lettura su carta rispetto a quella del digitale, è un valore fondamentale. Poi diciamolo chiaramente che c’è il culto dell’oggetto, io non potrei mai rinunciare all’odore della carta, a sentirla frusciare tra le mani ma anche a vedere il libro tra gli scaffali di casa e a tirarlo fuori quando è il caso per consultarlo”.



Di libri e di chi li scrive. Facciamo qualche nome? Indichiamo qualche preferenza? Gli autori preferiti?

“Ma io sono cresciuta con i classici, ho fatto il liceo classico: amo Omero e l’Odissea soprattutto i valori che ci sono dentro, i valori dell’umanità. Poi crescendo ho imparato ad apprezzare Oscar Wilde, Goethe, mi sono appassionata tantissimo a Marcel Proust e la sua Recherche e poi nelle letture più contemporanee non posso dimenticare Hermann Hesse. Tra quelle siciliane il Gattopardo rimane insostituibile”



Ma la letteratura l’aiuta nel suo lavoro di ogni giorno?

“Certamente perché non potrei creare senza avere dietro questo background culturale che mi ha influenzato molto nell'attività di moda, i miei prodotti della Vie en Rose sono anche il risultato della elaborazione del patrimonio iconico della storia della Sicilia che è stato fondamentale per la creazione, miscelando gli aspetti più importanti della nostra cultura da quello folk a quello dell’ambiente naturale e alle sue influenze mediorientali sino ad arrivare al liberty che qui ha un patrimonio difficilmente riscontrabile in altre parti del mondo, ma quello che serve soprattutto nella cultura d’impresa è che se non capisci di avere una visione, una visione di insieme che tenga conto dell’identità, del cuore della città, difficilmente saprai mettere insieme le esigenze di chi vive in questa città con le sue aspirazioni“



Una delle qualità, al di là delle aspirazioni, di questa città è la qualità del food, ma si ha la sensazione che in alcuni casi si sia andati un po’ oltre, invadendo zone e territori e portando uno squilibrio di offerta che si avverte soprattutto nel centro storico.

“È vero e non ho paura a dirlo anche da presidente di un’associazione di commercianti, ma sono stata proprio io nel 2017 a richiamare l’attenzione sul decreto Franceschini che dava la possibilità di porre un freno a queste attività nelle zone dei centri storici e naturalmente per noi in particolare lungo il percorso UNESCO, di stare molto attenti a non mettere in pericolo l’immagine del bene complessivo squilibrando il mix merceologico all’interno del quale ci si muove e cioè quello ambientale e monumentale”.



Eppure Palermo, appena quattro anni fa, è stata capitale nazionale della cultura, sembrava un buon punto di partenza, poi però è arrivato il Covid a bloccare tutto?

“Guardi su questo io voglio essere molto chiara: è vero che l’opportunità di Palermo capitale della cultura è stata straordinaria, è stato un momento bellissimo per tutta la città però purtroppo ci si è fermati lì e devo dire che quello del COVID per la tutta la classe politica, comunale, regionale e nazionale, è stato solo un grande alibi”.

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