Montana: dalla caccia ai latitanti alla passione per il mare. I fratelli: "Era impegnato sul territorio. Per contrastare Cosa nostra occorre insistere su efficaci strumenti legislativi"

di Ambra Drago
In una calda giornata di luglio, probabilmente la stessa di 39 anni fa, quella in cui venne ucciso il Commissario e Capo della Catturandi Beppe Montana, incontri gli occhi azzurri dei suoi due fratelli Dario e Luigi. Nell'attesa della consueta cerimonia sul luogo dell'agguato a Porticello chiedo loro di aprirmi il cassetto dei ricordi. Di tracciarmi il lato umano di questo ragazzo innamorato della Polizia, con una chioma fluente amante del mare e che aveva scelto di vivere proprio a pochi passi da uno splendido specchio azzurro tra Bagheria e il capoluogo siciliano. "Ci ha sempre detto che voleva fare il poliziotto esordisce Dario Montana. Amava il mare e aveva un piccolo motoscafo che utilizzava sia per trascorrervi del tempo libero che per effettuare delle perlustrazioni alla caccia di latitanti  e probabilmente per questo è stato ucciso. Lui non aveva orari, lavorava e osservava il territorio. Quando arrivò a Palermo fu accolto da Ninni Cassarà (morirà  il 6 agosto 1985 ndr..) con lui instaurò un'amicizia e ne condivideva gli approcci investigativi". Abbiamo chiesto a Dario Montana se in qualche modo percepivano il pericolo del lavoro che svolgeva il fratello e semmai confidava loro qualche timore. "Lui era un ragazzo allegro. Probabilmente magari con mio padre parlava di più ma non immaginavamo la sua esposizione. Ci diceva che probabilmente sarebbe stata l'ultima operazione e che poi l'avrebbero trasferito.  Lui non l'avrebbe mai chiesto di andar via perchè gli sarebbe sembrata una fuga". 
Da sx Luigi e Dario Montana depongono la corona d'alloro insieme al Questore di Palermo, Calvino

A distanza di anni chiediamo anche un'opinione su come vede il clima in questa città e se dei passi avanti dal punto di vista di contrasto alla mafia ne sono stati fatti. "Sicuramente non c'è il clima del passato, dei passi avanti sono stati fatti e dei risultati sono stati ottenuti. Tuttavia ritengo che non bisogna abbassare la guardia e che la polizia ( come aveva fatto quella Squadra Mobile) debba sempre mantenere saldo il rapporto con i cittadini. La saldezza di una magistratura e di una polizia che ha un consenso sociale è pericolosa per chi ha altri interessi". E un ricordo è stato regalato anche da Luigi Montana:
"Quando penso a mio fratello ovviamente penso al dolore della sua perdita, però ha fatto il lavoro che amava e lo ha fatto ed ha affrontato la vita come desiderava fare. Non si è risparmiato. Per quanto attiene un'analisi dell' attuale momento storico, ovvero del contrasto alla mafia. Adesso che è sotto gli occhi di tutti, conclude Luigi Montana, che Cosa nostra ha fatto a meno dell'impronta stragista per scegliere di infiltrarsi nell'economia legale di una società ( dando vita a fenomeni corruttivi ecc) bisogna mantenere saldi quindi gli strumenti legislativi per il contrasto di questi reati. Non basta dire che la mafia va debellata ma bisogna essere operativi".

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