Sintesi dell' Omelia dell' Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice, in Cattedrale, per il Santo Natale . "Cosa significa e comporta pe noi celebrare il Natale in questi giorni della vicenda di Yasmine e Ivan? esordisce l'Arcivescovo e ricorda: " Yasmine, bambina undicenne della Sierra Leone, unica superstite di un ennesimo naufragio consumatosi nel Mare Nostro – non più mare di incontro e di scambi bensì barriera invalicabile, teatro di crudeltà e stagno di morte –, soccorsa grazie ad una piccola imbarcazione di una Ong,ad una ‘zattera’ di ‘pescatori di uomini’ in balia dei flutti.Ivan, partorito in una notte fredda per strada, qui a Palermo, da una donna con mille fragilità dopo una gravidanza portata avanti senza alcun accompagnamento medico, senza cure e premure.
Yasmine e Ivan chiamati a cantare la vita, rischiavano – come tanti altri bambini – di essere inghiottiti dai marosi di una cultura dell’indifferenza e della morte che è diventata mentalità comune e visione politica. «Non c'era posto per loro» per Yasmine e Ivan, come per il piccolo Gesù; per la mamma di Ivan come per Maria, la madre di Gesù.Eppure per loro è stato Natale. Negli occhi di chi li ha soccorsi, i loro occhi hanno visto «il ritorno del Signore la salvezza del nostro Dio". Poi è giunto il momento dell'ascolto del IV Vangelo oggi ha fatto risuonare una parola della gioia e di speranza. " Il Verbo continua ad incarnarsi in ogni carne fragile sottolinea l'Arcivescovo, e in ogni carne che riconosce e si prende cura dei fragili e degli scartati di questo mondo, a maggior ragione se viene fatto perché sospinti dall’amore di Dio in Cristo Gesù. Questo è il mistero che oggi celebriamo. Questa è il dono che il Signore Gesù affida a quanti lo riconoscono e lo accolgono nel Verbo incarnato. A noi cristiani, alla fraternità cristiana che è la Chiesa. A quanti oggi rendono la loro vita mangiatoia dove la Vergine Madre depone il suo figlio primogenito, che è l’Unigenito del Padre, Cristo Signore A quanti fanno e faranno della loro vita una mangiatoia accogliente per ogni volto umano, soprattutto per gli scarti dell’umanità".Dopo l'omelia l'arcivescovo ha sottolineato la gioia per il Giubileo e ha concluso: “A tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono”.
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