Franco Maresco e la Fondazione OJS – The Brass Group insieme per celebrare il Jazz, patrimonio dell’umanità!

Un evento speciale voluto dal Presidente della Fondazione, M° Ignazio Garsia, che sigilla l’importanza del jazz nel mondo culturale.
Mercoledì 30 aprile ore 21:30 - Non è mai troppo jazz. Il jazz in Italia visto dalla televisione. A cura della redazione di Fuori Orario, lo storico programma di Rai3 inventato da Enrico Ghezzi. Con Fulvio Baglivi.
Palermo 28 aprile. La Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group celebra assieme il Maestro Franco Maresco l’International Jazz Day con l’ultimo appuntamento inserito nella Rassegna “Io e il Jazz”. Si conclude così con successo la programmazione della rassegna Io e il Jazz al Real Teatro Santa Cecilia di cui Franco Maresco, su invito del Presidente e Fondatore del Brass Group, M° Ignazio Garsia, ha curato la direzione artistica.
Una grande passione di Maresco, quella per il jazz, nata alla metà degli anni ‘70 proprio durante i concerti al Brass Group, prima allo scantinato di Via Duca della Verdura e in seguito a Palazzo Butera, attualmente sede di un prestigioso museo internazionale, e poi ancora al Teatro Golden. Ed è lo stesso regista che ha ideato questa iniziativa con 11 incontri tra musica, cinema, televisione (“e altre divagazioni”, recita il sottotitolo).
L’evento del 30 aprile alle ore 21.30 nello storico teatro, Real Teatro Santa Cecilia, sede della Fondazione OJS – The Brass Group, non solo segna la conclusione di un ciclo di performance straordinarie, ma rappresenterà anche un tributo all’International Jazz Day, una celebrazione di rilevanza mondiale sostenuta dall’ANSJ (Associazione Nazionale Scuole Jazz). L’appuntamento avrà come tema principale “Non è mai troppo jazz: il jazz in Italia visto dalla televisione”, curato dalla redazione di Fuori Orario, lo storico programma di Rai3 ideato da Enrico Ghezzi.
Sarà un’opportunità profonda per esplorare l’affascinante intersezione tra jazz e televisione, analizzando l’impatto e la visibilità che questo genere musicale ha avuto nel panorama culturale italiano. Durante la serata, saranno riservati momenti speciali dedicati all’International Jazz Day, durante i quali si esibiranno Nicola Giammarinaro (clarinetto), Vito Giordano (tromba e flugelhorn), Salvatore Bonafede (piano) per portare sul palco l’essenza e l’energia del jazz, rendendo omaggio a una delle forme d’arte più influenti e celebrate a livello globale.
Sulla iniziativa, il Presidente della Fondazione Orchestra Jazz Siciliana - The Brass Group, Maestro Ignazio Garsia, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di ospitare Franco Maresco per questo evento finale. La connessione tra jazz e televisione è un tema di grande rilevanza, e questo concerto offrirà al pubblico l’occasione di riflettere su come il jazz abbia permeato la cultura popolare italiana”.
Per il Direttore della Scuola Popolare di Musica del Brass Group, Maestro Vito Giordano: “Celebrare l’International Jazz Day insieme a Franco Maresco è un onore. Questa serata non solo rappresenta un momento di forte impatto culturale, ma sottolinea anche il nostro impegno nel promuovere il jazz come elemento fondamentale della nostra identità culturale”.
Sull’appuntamento interviene Franco Maresco con una intervista.
Che bilancio fa al termine di " Io e il jazz ",la rassegna dai lei ideata e condotta al teatro Santa Cecilia che si concluderà mercoledì 30 aprile?
Sono soddisfatto perché c'è stata una notevole presenza di pubblico che, francamente, non mi aspettavo. Mi ha fatto veramente piacere sentire che a ogni incontro era attento e seguiva incuriosito i miei racconti sul jazz e il cinema. Il successo di queste serate, ovviamente, è condiviso col mio amico Ignazio Garsia che mi ha offerto uno spazio come il teatro Santa Cecilia, e posso assicurarle che da tempo Palermo e le sue istituzioni, pubbliche e private, sono indifferenti nei confronti del mio lavoro. Quando Ignazio mi ha fatto la proposta di tornare a lavorare insieme dopo 25 anni mi ha semplicemente detto: Franco, vorrei che tu considerassi il Brass Group la tua seconda casa.
Nel suo ultimo appuntamento di mercoledì prossimo lei racconterà il jazz visto dalla televisione. Questo rapporto è stato così importante?
Il jazz e il cinema sono praticamente coetanei e non è un caso se sono entrambi considerati le due grandi invenzioni artistiche del Novecento. Grazie al cinema noi oggi conserviamo testimonianze di inestimabile valore storico e artistico che ci raccontano il jazz e i suoi primi grandi protagonisti, basti pensare ai musical che da Broadway si trasferiscono sul grande schermo portandoci cantanti, ballerini, compositori e le grandi orchestre in cui suonavano musicisti pazzeschi. Il nome di Duke Ellington vale come esempio massimo della preziosa collaborazione tra queste due forme d'arte. Sarà però l'avvento della televisione in America, avvenuto nella seconda metà degli anni Quaranta, che darà al jazz il contributo più forte sul piano divulgativo, ne sono un esempio straordinario programmi leggendari come The Sound Of Jazz oppure The Sounf Of Miles, dove è possibile vedere suonare insieme Miles Davis e John Coltrane. Per non parlare di un programma come l'Ed Sullivan Show in cui è passata per decenni l'intera storia della musica americana, non solo il jazz.
E in Italia?
Nella televisione italiana il jazz era di casa, tutti avevamo familiarità con questa musica. Lei pensi al tradizionale varietà del sabato sera dove la musica era eseguita, dall'inizio alla fine, dalle due grandi orchestre di Roma e Milano in cui suonavano solisti del calibro di Basso e Valdambrini, Glauco Masetti e Baldo Maestri, tanto per fare qualche nome. Il pubblico era affezionato ai direttori di queste orchestre, Gorni Kramer, Bruno Canfora, Gianni Ferrio, per non parlare di straordinari uomini di spettacolo come Lelio Luttazzi e Enrico Simonetti che erano, soprattutto, ottimi musicisti. Ma lei ci pensa che uno dei volti più popolari di quella televisione fu Franco Cerri, vale a dire uno dei chitarristi jazz più bravi del mondo? Confronti quegli anni con gli attuali e si chieda: come siamo precitati in questa barbarie?
L'ospite di quest'ultimo incontro dedicato alla televisione e il jazz è Fulvio Baglivi, uno degli autori di Fuori Orario, il programma di Rai3.
Fulvio collabora con me ormai da più di vent'anni, da quando era ragazzo studia il cinema di Ciprì e Maresco, poi dopo la separazione da Daniele si è dedicato solo al mio e lo conosce perfino meglio di me. L'anno scorso ha curato un libro per Marsilio dedicato al mio lavoro nel suo insieme, quindi prendendo in considerazione anche il teatro e la musica. Mi è sembrato la persona giusta per fare un bilancio conclusivo di questi 11 incontri presentati al Santa Cecilia. Mi permetta però di dire una cosa a cui tengo moltissimo...
Il successo di queste serate di " Io e il jazz " non ci sarebbe stato senza il contributo fondamentale dei musicisti che mi hanno supportato sul palco con il loro meraviglioso talento, vale a dire Salvatore Bonafede, Vito Giordano e Nicola Giammarinaro. Ho abbastanza conoscenza del jazz per affermare che sono tra i migliori musicisti sulla scena italiana ed europea, sono entusiasta di loro. Spero di potere tornare a lavorare presto con questi tre eccezionali maestri.
Un altro suo complice è stato Ernesto Tomasini...
Complice è la definizione giusta. Ernesto lo conosco da trent'anni, ma non ci avevo mai lavorato prima. Mi ha molto aiutato sul palcoscenico col suo talento musicale e l'ironia intelligente che il pubblico ha molto apprezzato, oltre che la sua notevole conoscenza della storia della musica e dello spettacolo novecentesco. Un altro ringraziamento lo devo ai miei amici Umberto Cantone e Melino Imparato che mi hanno dato un aiuto importante in alcune serate leggendo e recitando alcuni testi che andavano da Keruac a Franco Scaldati. Ringrazio anche Aurora Falcone che ha letto Letizia Battaglia nell'omaggio che le abbiamo dedicato per i 90 anni della nascita, una serata che ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico. E per chiudere con i ringraziamenti mi permetta di menzionare Lumpen Film di cui sono direttore artistico, una associazione di pazzi masochisti che da 11 anni organizza e produce attività che cercano di fare resistenza contro la barbarie che avanza sempre di più. Non so quanto potremo ancora resistere, ma per il momento ci siamo ancora.
Mi permetta di chiudere questa intervista tornando alla sua passione per il jazz. Lei in diverse interviste si è spesso definito un" pianista mancato ", allora le chiedo: quali sono i pianisti jazz che ha più amato?
In ordine casuale, Duke Ellington, Thelonious Monk, Bud Powell, Fats Waller, Joe Sullivan, Art Tatum, Count Basie, Bill Evans, Red Garland, Wynton Kelly. Se le mie nevrosi non mi avessero bloccato lo studio del pianoforte, mi sarebbe piaciuto suonare il jazz alla maniera degli ultimi due che ho messo nella lista dei pianisti preferiti. Ma un caso a parte è per me rappresentato da un pianista che ammiro sconfinatamente, tra i più sottovalutati e sconosciuti del jazz: Phineas Newborn. Ascoltatelo per rendervi conto della sua grandezza, della sua impressionante tecnica che non ha nulla di meno di quella di Oscar Peterson, anzi direi che per certi versi il pianismo di Phineas Newborn è più profondo di quello del suo collega canadese, è più espressivo. La sua carriera fu limitata a causa dei disturbi psichici che più volte lo portarono a essere ricoverato in manicomio. Un gigante da riscoprire.
Mi può dare una definizione di Jazz?
Una volta chiesi a Tony Scott: mi dici che cos'è il jazz. Lui ci pensò e poi mi rispose: suono il jazz da più di cinquant'anni, ma ancora non so che cosa sia veramente. E se non lo sapeva lui, pensa che possa saperlo io? Forse la risposta sta in una celebre composizione di Duke Ellington degli anni Trenta il cui titolo è It Don't Mean A Thing ( If It Ain't Got That Swing ). E lo swing ce l'avevano allo stesso modo sia Armstrong che Coltrane,i quando li ascolti ti fanno battere il piede.
Ed ancora Franco Maresco interviene nel suo rapporto con il jazz: Maresco e Garsia, due grandi che hanno dedicato la vita alla cultura in simbiosi con il jazz. Ha mai pensato di realizzare un film con una big band? E il Brass Group quanto ha avuto peso nell’ ispirazione dei suoi f
Programma della Rassegna “Io e il Jazz”
Mercoledì 30 aprile, ore 21:30
Non è mai troppo jazz
Il jazz in Italia visto dalla televisione.
A cura della redazione di Fuori Orario, lo storico programma di Rai3 inventato da Enrico Ghezzi.
Con Fulvio Baglivi.
Infoline Fondazione The Brass Group: 091 778 2860

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