L’assegnazione delle persone alla Struttura avverrà da parte del Dipartimento Salute Mentale, secondo il principio della libera scelta degli interessati.
Il progetto è già operativo dal mese di agosto. Ogni persona ha bisogni diversi in relazione al suo Piano Terapeutico Riabilitativo Individualizzato. Proprio a tal fine, educatori, psicologi, terapisti e assistente sociale lavorano in sinergia con i familiari e gli insegnanti scolastici.
“E quasi sempre grazie alla lotta di noi familiari che si riescono ad ottenere alcuni risultati, come questo, sui servizi essenziali dedicati ai nostri figli - ha raccontato Enzo Brucculeri, papà di un giovane con autismo grave di 23 anni e presidente dell'associazione di familiari Vitautismo -. Rispetto ad altre disabilità, infatti, a volte, sembra che i diritti e i servizi per le persone con autismo siano quasi non dovuti quando, invece si tratta di diritti fondamentali garantiti dalla legge. Proprio per questo, per il bene dei nostri figli, come familiari cerchiamo, ogni giorno, di mantenere sempre alta l'attenzione sul tema. Questo progetto è un servizio molto importante considerato che, dopo la scuola, per loro c'è molto poco. Le attività dedicate a loro sono fondamentali per riuscire a fargli raggiungere alcuni passi avanti significativi sul piano relazionale, comunicativo e dell'autonomia di vita”.
“Dopo il primo incontro conoscitivo insieme ai familiari finalizzato a valutare le abilità del bambino o dell'adulto, viene predisposto il programma dedicato secondo il Piano Terapeutico Individualizzato. Le esigenze sono, infatti, differenti in rapporto ai tre livelli del disturbo dello spettro autistico (lieve, medio e grave). Con il progetto cerchiamo di promuovere, attraverso gli strumenti specifici - afferma Chiara Paci, psicologa e vice-responsabile del progetto – la relazione con gli altri attraverso la costituzione di piccoli gruppi. Inoltre, si cerca di ampliare tutte le abilità di cui possono essere carenti sul piano della comunicazione e dell'autonomia di vita. Nella presa in carico della persona saranno coinvolte sia le famiglie che il contesto scolastico. La famiglia è fondamentale sul piano collaborativo per gli obiettivi che si devono raggiungere. L'integrazione con i familiari avviene attraverso l'intervento dell'assistente sociale che faciliterà il raggiungimento di alcuni risultati anche al di fuori del contesto ambulatoriale o domiciliare. Questo è importante perchè, la persona, minore o adulta che sia, dovrà sempre interfacciarsi con il mondo esterno. Il progetto aiuta pure le famiglie a conoscersi e a confrontarsi tra di loro in modo da uscire dall'isolamento sociale”.
“Come CAPP, da oltre 25 anni, lavoriamo, a vari livelli, per la riabilitazione e l’empowerment delle persone con disabilità , soprattutto ad Agrigento e Palermo - ha sottolineato il vicepresidente di CAPP Carmelo Roccaro e responsabile del progetto -. Per noi è molto importante metterci a fianco delle persone di cui ci occupiamo rendendole nello stesso tempo compartecipi del loro progetto di vita. Lavoriamo, quindi, insieme a persone che non sono passive ma che interagiscono pienamente con noi. Tutto questo vale anche per questo progetto che vuole migliorare pure la qualità della vita della persona nei diversi contesti in cui vive. Nonostante, su questo tema, i bisogni del territorio siano davvero tanti e complessi, attraverso questo servizio, riusciamo comunque a dare il nostro contributo significativo”.
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