Castelvetrano. È un unanime coro di «no» quello che giunge dal centro belicino al governatore Crocetta relativamente alla sua idea di un ritorno al passato per la gestione dei parchi archeologici, tra i quali quello di Selinunte, che è il più vasto d'Europa e che ritornerebbe sotto l'egida della Soprintendenza di Trapani.
La scure taglierebbe in tutta la Sicilia 23 degli attuali 26 parchi archeologici che a detta di Sergio Gelardi, dirigente generale dell'assessorato regionale ai Beni culturali, sarebbero stati istituiti in dispregio alla legge in quanto i direttori sono stati nominati «prima di stabilire i perimetri e le aree di rispetto dei siti». A lanciare per prima l'allarme sulla paventata eliminazione del parco di Selinunte e delle Cave di Cusa due giorni fa è stata la sua direttrice Caterina Greco. Le sue preoccupazioni sul nuovo assetto organizzativo del Dipartimento regionale dei Beni culturali, ieri, sono state condivise dal sindaco Felice Errante.
«La meritoria opera - ha affermato il primo cittadino - portata avanti negli ultimi anni dall'attuale staff dirigente ha riportato sotto i riflettori il patrimonio archeologico della nostra città permettendo di cogliere importanti risultati, anche nell'ambito dei finanziamenti, che consentiranno la riqualificazione dei nostri beni. Auspichiamo la conferma del nostro parco archeologico».
Allarmati si sono detti pure i deputati regionali Giovanni Greco e Giovanni Lo Sciuto, del partito dei Siciliani-Mpa e Mariella Maggio, del Pd, tutti componenti della V Commissione Cultura. Per Greco e Lo Sciuto «I 26 parchi archeologici siciliani costituiscono una esperienza da difendere», mentre per Maggio «il parco di Selinunte ha ridato vita al Belice consentendo una fruizione più efficace del territorio». Con la preannunciata "rivoluzione" in vigore rimarrebbero i parchi di Agrigento, Himera e Giardini Naxos, ma, come previsto da una legge del 2011, ne potrebbero essere creati altri 13.
E' da almeno sei anni che Castelvetrano aspetta che il parco archeologico di Selinunte diventi ente parco. Il provvedimento attendeva la firma dell'assessore regionale ai Beni culturali già nel 2007. Il progetto, poi mai concretizzatosi, è stato fortemente sostenuto da Legambiente che a più riprese ha sollecitato la Regione e che nel 2008 si è fatta promotrice di una petizione con un'altra ventina di associazioni che ritenevano il «ritardo normativo regionale inammissibile visto che il parco archeologico di Selinunte e delle Cave di Cusa si pone come risorsa unica nel panorama culturale internazionale e che, pertanto, aveva bisogno di piena autonomia scientifica e di ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria».
Margherita Leggio(LA SICILIA)

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